martedì 10 maggio 2016

Alexander Lonquich per “Serate Musicali”

Lunedì 16 maggio alle ore 21.00, il pianista – nel doppio ruolo di solista e direttore – e l’Orchestra I Pomeriggi Musicali saranno al Conservatorio “G. Verdi” di Milano per la Stagione Concertistica di “Serate Musicali”

(Foto: Cecopato)
Si aprirà con Schubert (con l’esecuzione di 3 dai Six moments musicaux D 780 op. 94 per pianoforte solo) il concerto di lunedì 16 maggio alle ore 21.00 al Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Concerto che rappresenterà per Alexander Lonquich, impegnato nella doppia veste di solista e direttore, l'ultima tappa dell’integrale dei concerti pianistici di Beethoven a Milano, con il Concerto per pianoforte n. 4 In sol maggiore op. 58

A completare la serata, che vedrà protagonista sul palco con Lonquich l’Orchestra I Pomeriggi Musicali, la Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90, detta “Italiana” di Mendelssohn.

Lunedì, 16 maggio 2016 - ore 21.00
SERIE «FESTIVAL OMAGGIO A MILANO» 2016

ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI
Pianista ALEXANDER LONQUICH

Sala Verdi del Conservatorio “G. Verdi” di Milano
Via Conservatorio 12, Milano

FRANZ SCHUBERT (1797-1828)
DA “SIX MOMENTS MUSICAUX” D 780 (OP. 94) PER PIANOFORTE SOLO:
n. 1 Moderato (do maggiore); n. 2 Andantino (la bemolle maggiore); n. 4 Moderato (do diesis minore)

FELIX MENDELSSOHN (1809-1847)
SINFONIA N. 4 IN LA MAGGIORE OP. 90, DETTA “ITALIANA”
Allegro vivace (la maggiore); Andante con moto (re minore); Con modo moderato (la maggiore); Saltarello. Presto (la minore)

LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)
CONCERTO PER PIANOFORTE N. 4 IN SOL MAGGIORE OP. 58
Allegro moderato; Andante con moto (mi minore); Rondò. Vivace

Biglietti: € 30,00 Ridotto: € 25

Per biglietti scontati scrivi a: adriana@musicaprogetto.org

Il programma (tratto dal libretto di sala)

FRANZ SCHUBERT- DA “SIX MOMENTS MUSICAUX” D 780 (OP. 94)
PER PIANOFORTE SOLO: N. 1; N. 2; N. 4
I Momenti Musicali appartengono alla fase più avanzata della parabola creativa di Schubert, essendo stati composti fra il 1823 e il 1828. Non è chiaro fino a che punto debbano considerarsi un’opera unitaria e non un accostamento di brevi pagine pianistiche riunite in un unico titolo per ragioni puramente editoriali. Di certo la coerenza nella successione delle tonalità con i rapporti di terza discendente fra i primi quattro pezzi e l’accoppiamento di due tonalità complementari (fa minore e la bemolle maggiore) negli ultimi due, costituisce un filo di collegamento non indifferente in un contesto di apparente discontinuità. Tutti i brani, alcuni dei quali celeberrimi e giustamente considerati all'origine della grande fioritura romantica del cosiddetto “foglio d’album” pianistico, seguono con diverse articolazioni la forma tripartita, nel segno prevalente ma non esclusivo di un pianismo delicatamente intimistico. Nel primo, Moderato in do maggiore, è singolare la scarna asciuttezza della linea melodica, priva di sostegno armonico, come in un disegno a matita. Il successivo Andantino è una delle perle della raccolta, con le fascinose nuances armoniche del “tenero” la bemolle maggiore. Il Moderato, n. 4 in do diesis minore, con il suo severo colorito bachiano interrotto da una dolce melodia di sapore popolaresco, è stato acutamente paragonato da Massimo Mila a un'ostrica che racchiude una splendida perla.

FELIX MENDELSSOHN - SINFONIA N. 4 IN LA MAGGIORE OP. 90, DETTA “ITALIANA”
Le più conosciute, organiche e personali Sinfonie di Mendelssohn sono la quarta e la terza e sebbene la Sinfonia Italiana (1833) preceda di una decina d’anni la “Scozzese” (1843) è noto che le due composizioni furono abbozzate nello stesso periodo, cioè durante il soggiorno dell'autore in Italia (1830-1831). Senonché, una volta a contatto con la natura, le canzoni popolari e le caratteristiche dell'ambiente italiano, Mendelssohn si tuffò esclusivamente nel lavoro dei quattro tempi della Quarta Sinfonia, tanto che in una lettera del 21 febbraio del 1831, scritta da Roma, il musicista così si esprimeva: «Essa procede alacremente; è il lavoro più gaio che io abbia mai finora composto, specialmente nel Finale. Niente ancora ho deciso per il tempo lento; forse dovrò aspettare di essere a Napoli per compierlo». La Sinfonia fu eseguita nel maggio del 1833 dalla Filarmonica di Londra diretta dallo stesso autore e fu accolta in modo molto lusinghiero, suscitando però sin da allora e per molto tempo ancora diverse discussioni in sede critica circa la classificazione dell’opera nel genere romantico o classico. Discussione piuttosto artificiosa e completamente superata, perché questa Sinfonia è l’espressione di un felicissimo equilibrio spirituale, in cui i termini di “classico” e di “romantico” si fondono e si integrano magnificamente in una sintesi di vivaci colori mediterranei e di autunnali sentimenti nordici. Il carattere della Sinfonia si rivela subito nello slancio e nella spontaneità dell’Allegro iniziale, che si apre con un attacco risoluto e giovanile enunciato rispettivamente dagli archi e dagli strumenti a fiato. Subentra il secondo tema in mi più dolcemente disteso, esposto dai clarinetti e dai fagotti e poi dai flauti e dagli oboi con un sostegno degli archi: i vari motivi si incrociano quindi fra di loro e nella riesposizione degli elementi tematici la seconda idea viene proposta dalle viole e dai violoncelli, mentre l’accompagnamento passa ai flauti e ai clarinetti. Si impongono di nuovo gli strumenti a fiato in un atteggiamento di fanfara, fino a cedere il passo agli archi che riassumono e concludono brillantemente il tempo. L’Andante con moto è una canzone di nostalgica malinconia che il critico musicale Camille Bellaigue definì come «un richiamo del “Genio” della Germania, che viene qui a cogliere e a strappare il giovane musicista tedesco da impressioni troppo italiane». Il tema principale esposto dalle viole all’unisono con gli oboi e i fagotti, si alterna con una frase più dolce e serena dei clarinetti, per concludere, dopo una breve ripresa, in modo evanescente e sognante. La serenità ritorna nel terzo tempo con l’originale motivo del Trio dove risuonano corni e fagotti sotto un leggero disegno di violini e flauti: sembra un’antica scena di caccia nella campagna romana. Il tempo più caratteristico ed emblematico di tutta la Sinfonia, tale da riassumere e giustificare il significato del titolo, è il Saltarello finale che riproduce e rievoca liberamente gli atteggiamenti e le cadenze della popolare danza romana. Il Tema è vivacissimo e brillante e scorre su un ritmo a note ripetute in un clima di briosa, spigliata e incandescente animazione.

LUDWIG VAN BEETHOVEN - CONCERTO N. 4 IN SOL MAGGIORE OP. 58
Dedicato all'Arciduca Rodolfo d’Austria, il Concerto in sol maggiore op. 58 fu composto tra il 1805 e la fine del 1806, assieme al Fidelio (prima versione) e alla Quinta Sinfonia. Fu eseguito la prima volta, con il compositore al pianoforte, nel marzo 1807, a palazzo Lobkowitz e quindi in pubblico il 22 dicembre 1808 al Teatro An der Wien. Tornando al genere concertistico dopo un intervallo di cinque anni, Beethoven rivoluziona i tradizionali rapporti fra solista e orchestra, in particolare muovendo con imprevedibile fantasia lo schema della doppia esposizione (prima da parte dell'orchestra, poi da questa assieme al solista) cara al concerto classico. Nel Quarto Concerto è il pianoforte che da solo espone - quasi preludiando - il primo Tema, ripreso poi dall'orchestra,secondo le leggi dello sviluppo tematico fissate una volta per sempre nella Quinta Sinfonia. Ma sotto lo stimolo dello strumento prediletto, il pianoforte, si trovano spunti divergenti che nella logica delle Sinfonie non potevano trovare posto, anticipazioni dell’intimismo di Schubert, estrapolazioni liriche di schietto segno romantico, lievitazioni poetiche dell’ornamentazione (scale e trilli): sicché questo primo movimento (Allegro moderato), nel quale non si fa mai uso dei timpani in piena creatività “eroica” e sinfonica, anticipa il clima meno perentorio e più disponibile all’indugio momentaneo dei decenni posteriori. Emblematico invece del Beethoven centrale è l’Andante con moto, un urto frontale tra due mondi incomunicabili: la violenza dell'orchestra (archi soli) e il raccoglimento poetico del pianoforte con il suo andamento da “Corale”. La tensione quasi traumatica della pagina si dissolve nel Finale (Vivace), un Rondò mescolato con la forma-sonata di sovrana eleganza, che ribadisce l’originalità di tutto il Concerto nel frequente, liberatorio, impiego solistico di strumenti in dialogo con il pianoforte.

27 novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a Stravinskij e Prokofiev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio classico e una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di commissione musicale. Per i Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola, Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti, Respighi. Questa scelta programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon, Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi, Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio dei Pomeriggi Musicali, che diventano trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Hermann Scherchen, Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista, Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni, Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra, ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo Ceccato, Direttore Emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione musicale è stata affiancata da una direzione artistica: in questa veste Italo Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele, Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde, mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia - all’interno del cartellone di Opera Lombardia - e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione concertistico orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal Verme, sito nel cuore di Milano.

Nato a Trier in Germania, Alexander Lonquich ha vinto il Primo Premio al Concorso Casagrande dedicato a Schubert. Da allora ha tenuto concerti in Giappone, Stati Uniti e nei principali centri musicali europei. La sua attività lo vede impegnato con Abbado, Sanderling, Koopman, Krivine, Holliger, Minkowski. Particolare è il rapporto mantenuto con Vègh e la Camerata Salzburg, di cui è tuttora regolare ospite nella veste di direttore-solista. Un importante ruolo svolge la sua attività in ambito cameristico: ha collaborato con Tetzlaff, Bell, H. Schiff, Isserlis, Faust, Widmann, Pergamenschikov, Holliger, Zimmermann, Altstaedt e Widmann. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti dalla critica internazionale. Nel 2003 ha formato, con la moglie Cristina Barbuti, un duo pianistico che si esibisce in Italia, Austria, Svizzera, Germania e Norvegia. Inoltre nei suoi concerti appare spesso nella doppia veste di pianista e fortepianista spaziando da C. Ph. E. Bach a Schumann e Chopin. Nel ruolo di direttore-solista collabora stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova – con cui ha svolto un lavoro di ricerca e approfondimento tra il 2004 e 2007 sull’integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di Mozart – e tra le altre con l’Orchestra della Radio di Francoforte, la Royal Philharmonic Orchestra, la Deutsche Kammerphilarmonie, la Camerata Salzburg, la Mahler Chamber Orchestra, l’Orchestre des Champs Elysées e la Filarmonica della Scala di Milano. Suona regolarmente con l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con la quale dalla stagione 2011/12 collabora anche come direttore-solista. Negli ultimi anni è apparso in tutte le più importanti sale da concerto italiane: il Carlo Felice di Genova, il Conservatorio e il Teatro alla Scala di Milano, La Fenice di Venezia, il Regio di Parma, il Conservatorio di Torino, il Parco della Musica di Roma etc... Ha registrato musiche di Mozart, Schumann, Schubert, del compositore israeliano Lewensohn e un CD di musica francese dell’inizio del XX secolo con gli Improptus di Fauré, Gaspard de la nuit di Ravel e i Préludes di Messiaen. Recentemente ha inciso la Kreisleriana e la Partita di Holliger. Ai numerosi impegni concertistici Lonquich ha affiancato un intenso lavoro didattico tenendo masterclass in Europa, Stati Uniti e Australia. Collabora stabilmente con l’Accademia Pianistica di Imola, l’Accademia Musicale Chigiana e la Hochschule für Musik di Colonia. Dalla stagione 2014/15 è Direttore Principale dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, con la quale suona (anche come solista) ogni stagione, contribuendo all’ampliamento del repertorio dell’orchestra. Convinto che il sistema educativo in campo musicale sia da integrare e in parte da ripensare, Lonquich si è impegnato intensamente nella conduzione di laboratori teatrali/musicali avvalendosi della collaborazione di artisti provenienti da linguaggi artistici diversi. Particolarmente cara è stata l’esperienza del laboratorio Kinderszenen dedicato all’infanzia. Ospite regolare di Serate Musicali per cui ha eseguito cicli completi.


Adriana Benignetti