lunedì 21 maggio 2012

Jader Bignamini e laVerdi, Auditorium di Milano Fondazione Cariplo

Un concerto straordinario in memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, mercoledì 23 maggio ore 20.30

Un concerto straordinario in memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e delle vittime delle stragi del 23 maggio e 19 luglio 1992, quello di mercoledì 23 maggio ore 20.30 presso l’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo. A 20 anni dai quei tragici episodi, che profondamente hanno segnato la storia d’Italia, laVerdi intende ricordare e onorare le sue vittime: il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta  Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro  il 23 maggio 1992 a Capaci; Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta – Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina – il 19 luglio dello stesso anno, in via d’Amelio. Protagonisti del concerto straordinario, realizzato in collaborazione con la Regione Lombardia, l’Orchestra e il Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, diretti, rispettivamente da Jader  Bignamini ed Erina Gambarini.

Il concerto sarà ripreso dalla rete televisiva nazionale Rai 5 e trasmesso in “diretta-differita” in seconda serata (ore 23.15 circa).


«Il 23 maggio e il 19 luglio 2012 saranno venti anni dall’uccisione dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uno dei momenti più drammatici che hanno segnato la lunga storia della lotta dello Stato per l’affermazione della legalità e del diritto contro la barbarie della violenza indiscriminata e della vendetta degli uomini contro altri uomini. L’Orestea ha un significato primo e irrinunciabile: è l’atto stesso di fondazione del teatro, un teatro inteso come comunità civile, come rito. La sua struttura visualizza l’antitesi tra due mondi: da un lato la cultura arcaica e magica, espressa soprattutto dalle Erinni, ma anche, con le dovute differenze, da Cassandra e Clitemnestra, e totalmente basata sulla famiglia – il ghenos – organismo ferreo che annienta la responsabilità individuale; dall’altro, la cultura moderna della democrazia e della polis, che si basa sul principio elettivo e sulla partecipazione diretta dei singoli cittadini alla vita delle istituzioni. "Il sistema politico che abbiamo adottato non emula le leggi dei vicini: noi rappresentiamo un modello per gli altri, piuttosto che imitarli. E quanto al nome, per il fatto che il governo non compete a pochi ma ai più, il nostro sistema politico è chiamato democrazia (Tucidide, II, 37)". La città diviene quindi il luogo del confronto dialettico, in cui si discutono e si risolvono la grandi questioni della convivenza civile. Una comunità che non dialoga, che non si identifica come collettività, che non individua, nel problema del singolo, un problema che riguarda tutti i suoi membri, è una comunità che non ha futuro, che non sa costruirsi. Il rito di fondazione della città rappresentato da Eschilo nell’Orestea diventa quindi espressione, nella società di quel tempo come in quella di oggi, della forte volontà di raggiungere una nuova identità, fondata sul principio della legalità. Naturalmente, un testo della complessità e della ricchezza dell’Orestea contiene in sé molte diverse prospettive di lettura: filosofico-religiosa, psicologica, morale, oltre a quella sociale e politica. Su quest’ultima, però, considerata la motivazione iniziale, questo lavoro vuole porre l’accento, chiedendosi anche se il progetto politico di sintesi fra le due culture – quella antica del ghenos e quella moderna della polis    rappresentato da Eschilo con la trasformazione delle Erinni in Eumenidi, progetto sostenuto e sottolineato con appassionata fiducia nella celebre lettura pasoliniana degli anni ’60, possa ancora oggi essere il centro portante di una possibile interpretazione del testo. Un dubbio legittimo, anche alla luce di versioni più vicine a noi come quelle di Stein e di Ronconi, immerse in un pessimismo introspettivo lontano dalla prospettiva celebrativa eschilea. Un dubbio, però, che non può esimerci dal dovere di ricordare e di impegnarci in un’autentica dimensione cittadini. Tragos è un oratorio laico dove il testo eschileo, ricavato da un percorso che attraversa le tre tragedie, è affidato a diverse componenti: innanzitutto un Coro misto, usato sia nel suo insieme sia, più spesso, diviso in sezioni maschile e femminile. Il Coro canta solo frammenti del testo in lingua greca, spesso sovrapponendosi o intersecandosi alle voci parlate. Queste ultime sono divise anch’esse in due piccoli gruppi, di 3/4 attori ciascuno, che danno voce, all’unisono o polifonicamente, a sezioni delle parti del coro e del corifeo, tratti dalle tre tragedie. Da questi due gruppi si stacca talvolta una voce di attore solista, legata a un particolare personaggio, in determinate situazioni (Athena, Oreste, Clitemnestra, etc.). Infine, una voce recitante, estranea allo sviluppo drammaturgico del testo, riassume brevemente l’argomento di ciascuna tragedia all’inizio di ciascuna delle tre sezioni del lavoro». Matteo d'Amico

Erina Gambarini, Direttore del Coro. Figlia d’arte, ha iniziato la sua attività artistica a 13 anni al Teatro alla Scala di Milano, come voce bianca, protagonista nell’opera di Britten Il giro di vite.  Dopo alcuni anni di intensa attività solistica, ha proseguito lo studio del pianoforte con il padre, lo studio del canto, come soprano, con Teresa Stich Randall a Vienna, direzione interpretazione corale e musica da camera con Marcel Couraud, tecnica vocale e interpretazione con Schmidt-Gaden. Ha collaborato con la RSI, la RAI, la Fenice di Venezia, Teatro Sociale di Como, Teatro Olimpico e Valle di Roma, Teatro Carignano di Torino, Verdi di Trieste, La Pergola di Firenze, Teatro Grande di Brescia. Ha inciso numerosi CD per Nuova Era, Carrara e Ricordi. Nel 1989 fonda il gruppo corale Canticum Novum, che in pochi anni si distingue per la qualificata e ricca attività artistica e parallelamente dirige vari gruppi strumentali. Nel 1996 inizia la sua collaborazione con il Maestro Romano Gandolfi, che nel 1998 la chiama come sua assistente e maestro del coro in occasione della costituzione del Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, incarico che ricopre tuttora. Ha collaborato con molti direttori d’orchestra, tra i quali Riccardo Chailly, Claudio Abbado, Gianandrea Gavazzeni, Aldo Ceccato, Ettore Gracis, Oleg Caetani, Claus Peter Flor, Christopher Hogwood, Rudolf Barshai, Vladimir Jurowski, Helmuth Rilling, Leonard Slatkin, Nevil Marriner, Roger Norrington, Vladimir Fedoseyev, Robert King. Dal 1997 è membro dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo per i suoi meriti artistici.
Nel 1997 Jader Bignamini, a soli 21 anni, è stato scelto dal Maestro Riccardo Chailly come clarinetto piccolo dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi. Accanto all’attività orchestrale, cameristica e da solista, affianca, allo stesso livello, quella di direttore e concertatore, che lo ha portato ad un’intensa collaborazione con l’ Ensemble d’archi de I Pomeriggi Musicali. Venendo ad epoca più recente, nel 2010 è stato nominato Direttore Assistente dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano. Con tale carica, ha preparato l’ensemble dell’Auditorium nell’esecuzione integrale delle sinfonie di Mahler, con prove a sezioni e letture preparatorie per i direttori ospiti della Stagione Sinfonica 2010-2011 dell’Auditorium di Milano, e il 13 Marzo 2011 ha debuttato nella stessa, sostituendo il Maestro Zhang Xian, nella direzione della Quinta Sinfonia di Mahler con grandissimo successo di pubblico. Nello stesso mese, ha diretto l’Orchestra Verdi, sempre in Auditorium, nel concerto per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita ufficiale a Milano. Il prossimo 12, 12 e 15 aprile, si esibirà con la Verdi, nell’ambito della Stagione Sinfonica dell’Orchestra, in un concerto incentrato sulla grande musica sinfonica russa, che avrà come brano cardine Quadri di un'esposizione di Modest Musorgsky.
Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, Largo Gustav Mahler, Milano
Mercoledì 23 maggio ore 20.30
Matteo D’Amico
Tragos, Oratorio laico per voce narrante, coro e orchestra su testi tratti dall’Orestea di Eschilo (su commissione de laVerdi)
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 3 op. 55 Eroica (secondo movimento)
“O, welche Lust” (Coro dei prigionieri) da Fidelio
Sinfonia n. 9 op. 125 (terzo movimento)

Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi

Maestro del Coro Erina Gambarini
Direttore Jader Bignamini
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Adriana Benignetti

Appositamente commissionata per la serata (e, dunque eseguita in Prima Assoluta) al compositore Matteo d’Amico è l’opera che verrà eseguita nella prima parte: Tragos, Oratorio laico per voce narrante, coro e orchestra su testi tratti dall’Orestea di Eschilo. Seconda parte, invece, dedicata ad alcune pagine di Beethoven: il secondo movimento della Sinfonia n. 3 “Eroica”, O, welche Lust” (Coro dei prigionieri) da Fidelio e il terzo movimento della Sinfonia n. 9 op. 125.