venerdì 6 giugno 2014

Perché François-René Duchâble lanciò il pianoforte…

Il pianista francese, classe 1952, nel 2003 fu protagonista di un gesto tanto eclatante quanto significativo

A giudicare dalle centellinate apparizioni pubbliche che (si) concede, negli ultimi anni François-René Duchâble appare un uomo, ma soprattutto un musicista, sereno e appagato. Adesso che ama definirsi un “illustratore sonoro” e non più un “pianista professionista”. Adesso… che è lui a decidere dove, quando, cosa e per chi suonare. E perfino cosa indossare!





Poco più di un mese fa Duchâble ha compiuto 62 anni e, abbandonato il frac (letteralmente bruciato) in favore di abiti informali (con camicie preferibilmente rosse), ha ritrovato la passione per la musica e, come dichiarato più volte, “un’enorme gioia di vivere”. E un senso di grande libertà.

Una libertà riconquistata a 51 anni e che è stata segnata, in qualche modo sigillata, da un episodio significativo. Nel 2003, infatti, il pianista francese fece agganciare il suo pianoforte gran coda a un elicottero per sganciarlo sul laghetto di La Colmiane vicino Nizza. Un gesto eclatante che all’epoca suscitò scalpore, meraviglia, curiosità e provocò tutta una serie di domande. 


Nato a Parigi il 22 aprile del 1952 François-René Duchâble era infatti, all’epoca, uno dei pianisti più apprezzati della scena musicale internazionale. Vincitore di premi prestigiosi, allievo di Arthur Rubinstein, Duchâble aveva iniziato giovanissimo una brillante e prestigiosa carriera concertistica.





Come poteva un musicista, e di quel livello, rinunciare alla musica? E perché? Che significato aveva quel gesto così eclatante?

A queste e ad altre domande Duchâble stesso ha risposto più volte: in tante interviste, innanzi tutto. In particolare, un anno fa dichiarò al sito Tafter che i 5 motivi che lo avevano spinto a quella decisione erano:

1.           Detesto i viaggi all’estero eccetto quelli in Italia per l’amicizia con Marc Laforet e per le origini lombarde di mia madre. Oltre che in Italia mi reco soltanto in Belgio e in Svizzera per alcuni spettacoli che metto in scena dal 1996 con Alain Carré, un attore francofono: sono 75 spettacoli l’uno diverso dall’altro di teatro-musica che mettono in scena i grandi scrittori e i grandi compositori.
2.      Non amo le prove
3.  Non amo le luci bianche del palcoscenico e la sua atmosfera
4.   Non amo il pubblico tradizionale che frequenta le sale da concerto
5.    Non amo le registrazioni

Un allontanamento, dunque, non dalla musica tout court ma dalla carriera musicale e da tutta una serie di “regole” che, per più di 30 anni, il pianista francese aveva subìto più che accettato. Un rifiuto del suonare “con l’orologio in mano”, seguendo un calendario fittissimo di appuntamenti, senza la libertà di poter scegliere, molto spesso, nemmeno i programmi.

«La gente pensa che fare il musicista sia una passione. Ebbene, non è così. Il mio mestiere non mi ha mai procurato gioiaho soltanto stretto i denti per 35 anni. Non parlo del mio amore per la musica, quello non si discute. Mi fanno schifo i soldi, i lustrini, questo mondo sclerotizzato, polveroso, un sistema nel quale non mi sono mai riconosciuto» dichiarò al Corriere della Sera poco tempo dopo aver “purificato” il suo pianoforte. Perché di purificazione per lui si trattava; di ritrovare la passione per la musica e le altre sue passioni – la natura, la bicicletta, l’insegnamento – alle quali a lungo aveva dovuto rinunciare.

Dopo la purificazione Duchâble ha continuato a suonare, scegliendo lui, però, luoghi e occasioni: l’anno scorso, ad esempio, si è esibito a  Suvereto (Livorno) durante il festival “Melodia del Vino”, in nome dell’amicizia fraterna che lo lega a Marc Laforêt. E pochi mesi fa ha partecipato a “Glisse en cœur”, una grande manifestazione che in questa settima edizione aveva l’obiettivo di raccogliere fondi da dare in beneficenza all’associazione OVA (Objectif Vaincre l’Autism). François-René Duchâble ha accettato con entusiasmo la proposta, visto lo scopo benefico, ma ha dettato una condizione: effettuare la discesa della pista dei “Gettiers” (2 Km) suonando il pianoforte.

“Mi sono troppo annoiato nel passato” ha dichiarato più volte e, a quanto pare, non ha più voglia di ripetere gli stessi errori. Adesso c’è spazio solo per la gioia, per la condivisione… per la Musica vissuta in piena libertà.


Adriana Benignetti