lunedì 5 febbraio 2018

“Norma”: la trama

Norma
Tragedia lirica in due atti

Musica
Vincenzo Bellini (Catania, 3 novembre 1801 –  Puteaux, 23 settembre 1835)

Libretto
Felice Romani (Genova, 31 gennaio 1788 – Moneglia, 28 gennaio 1865) dalla tragedia Norma ou L’infanticide di Alexandre Soumet

Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 26 dicembre 1831

Personaggi
Pollione, proconsole di Roma nelle Gallie (tenore)
Oroveso, capo dei Druidi (basso)
Norma, druidessa, figlia di Oroveso (soprano)
Adalgis, giovane ministra del tempio d’Irminsul (soprano)
Clotilde, confidente di Norma (soprano)
Flavio, amico di Pollione (tenore)
Due fanciulli, figli di Norma e Pollione (mimi)

Druidi, bardi, eubagi, sacerdotesse, guerrieri e soldati galli


La trama
(testo per gentile concessione del Teatro Lirico di Cagliari)


Atto I
Il capo dei druidi, Oroveso, guida una folla di guerrieri e di sacerdoti galli presso la sacra quercia di Irminsul. Al sorgere della luna Norma, sua figlia ed essa stessa sacerdotessa, proferirà il proprio vaticinio: tutti si attendono da lei il segnale della rivolta contro l’oppressore romano. Allontanatisi i Galli, sopraggiunge il proconsole romano Pollione. È in compagnia dell’amico Flavio, al quale confida che la sua passione per Norma è stata spenta dal nuovo amore per la giovane Adalgisa, un’altra sacerdotessa d’Irminsul che, a dispetto di un inquietante sogno premonitore, egli progetta di condurre con sé a Roma per sposarla. I due ufficiali romani si allontanano quando odono le voci dei Galli che tornano nuovamente per riunirsi sotto la sacra quercia. I Galli sono impazienti di ricevere da Norma il vaticinio favorevole alla sollevazione contro l’oppressore, ma la sacerdotessa li dissuade dai loro propositi bellicosi: il momento della riscossa non è ancora giunto. Mentre le sacerdotesse raccolgono il vischio sacro, Norma invoca la luna. Alla fine del rito, Adalgisa rimane sola: Pollione la raggiunge e la convince a fuggire con lui il giorno successivo. Più tardi Norma, nella sua casa, è turbata dalla vista dei figli nati dalla sua colpevole relazione con il proconsole: confida la propria inquietudine a Clotilde e le chiede di condurre i bambini in un luogo nascosto e sicuro. Sopraggiunge Adalgisa che confessa a Norma di essere innamorata e chiede il suo consiglio. Norma la dichiara sciolta dai voti, ma, quando sopraggiunge Pollione e la situazione si chiarisce, Adalgisa è turbata nell’apprendere che Norma era stata sedotta dal Romano e Norma è, a sua volta, furente nell’apprendere del tradimento di Pollione.

Atto II
Norma, sconvolta, medita di uccidere i propri figli, ma in lei prevale il sentimento materno e decide di affidarli ad Adalgisa perché li porti con sé a Roma. La giovane, commossa, si propone di lasciare Pollione e di convincerlo a unirsi nuovamente a Norma. Presso la foresta dei druidi i sacerdoti sono impazienti di dare avvio alla rivolta, ma Oroveso li persuade a pazientare ulteriormente, attendendo il responso di Norma. Più tardi, al tempio di Irminsul, Norma apprende che Pollione intende rapire Adalgisa per condurla a Roma. Rompendo ogni indugio fa risuonare il sacro gong: chiamati a raccolta i guerrieri, li incita a sterminare gli invasori. Oroveso esorta Norma a compiere il rito propiziatorio e a designare la vittima umana da sacrificare al dio, quando al loro cospetto viene condotto Pollione, sorpreso all’interno degli alloggi delle vergini consacrate mentre tentava di raggiungere Adalgisa. Norma chiama quindi a raccolta sacerdoti e guerrieri e ordina loro di preparare la pira: la vittima sacrificale sarà una sacerdotessa spergiura e sacrilega. Pollione la scongiura di risparmiare Adalgisa. Ma, con grande stupore di tutti, Norma rivela di essere lei stessa la vittima del sacrificio. Confessa la propria colpa a Oroveso e gli affida i propri figli. Spogliata delle insegne sacre, coperta da un velo nero, è colpita dall’anatema dei sacerdoti. Pollione, sconvolto dal rimorso e toccato dalla grandezza d’animo di Norma, chiede di morire con lei: i due amanti, riuniti nell’estremo sacrificio, si avviano insieme al rogo. 

Adriana Benignetti