mercoledì 24 gennaio 2018

“Il Maestro” di Alban Berg


Alban Berg
(Vienna, 1885 – Ivi, 1935)(Foto: zam.it)
Il Maestro
Il genio è per natura maestro. Le sue parole sono un insegnamento, le sue azioni sono esemplari, le sue opere sono rivelazioni. Coesistono in lui l’insegnante, il profeta, il messia; e lo spirito del linguaggio, che coglie l’essenza del genio molto meglio di quelli che ne fanno un uso improprio, attribuisce all’artista creatore il nome di «maestro» e dice di lui che «fa scuola». Questa semplice constatazione dovrebbe convincere della predestinazione di Arnold Schönberg all’insegnamento, se il nostro tempo avesse solamente il presentimento della rilevanza di questo artista e di quest’uomo.



Ma è naturale che non ne abbia la più pallida idea; infatti, se la nostra epoca avesse la capacità di presentire e di cogliere il senso di qualcosa che, come ogni elemento non temporale, è in contraddizione con la sua essenza, non sarebbe l’opposto dell’eternità. Soltanto presupponendo la generale vocazione di ogni artista all’insegnamento, si potrà giudicare correttamente il particolare metodo didattico di Schönberg. Il suo modo di insegnare è inseparabile dalla sua personalità artistica e dalla sua incisiva qualità umana e ne trae la sua unica legittimità. La volontà pedagogica ne accresce l’autorevolezza. Poiché ogni grande volontà artistica, sia che si rivolga alla creazione individuale o all’interpretazione, oppure alla critica o infine all’insegnamento, non può che tendere ai più alti traguardi. Comprendere e apprezzare fino in fondo quest’opera meravigliosa, sorta da tali presupposti e in tali condizioni, vorrebbe dire risolvere l’enigma della genialità e penetrare i misteri della divinità, cioè scontrarsi con l’impossibilità di misurare l’incommensurabile e di delimitare l’illimitato. Potrà sempre restare soltanto un tentativo, ma un tentativo simile a quello di descrivere la bellezza, la ricchezza e la grandiosità delle onde del mare. Abbandonandosi in balia delle sue correnti infinite, il nuotatore fortunato si sente trasportare sui flutti più alti, verso l’eternità. Orgoglioso e leggero, si allontana da quanti si sfracellano sugli scogli della loro sterilità intellettuale e spirituale e da quanti si attardano nel porto sicuro del loro tempo.  

(Testo tratto da: Alban Berg, Suite Lirica, a cura di Anna Maria Morazzoni, il Saggiatore, Milano 1995)

Adriana Benignetti