giovedì 17 novembre 2016

Bacchetti e il Quintetto d’Archi dell’OSN RAI per "Serate Musicali"

Lunedì 21 novembre alle ore 21.00, il pianista e il quintetto saranno protagonisti, al Conservatorio di Milano, del prossimo appuntamento della Stagione 2016/2017 di Serate Musicali. In programma musiche di Mozart
                                                    
«“Scoperto” e “proposto” da sempre dalle «Serate Musicali», è stato solista con la Praga Chamber Orchestra e con Filarmonica di Cannes, ha partecipato al Ciclo Bach con l’Orchestra di Padova e del Veneto, ha eseguito le Goldberg Variationen di Bach registrate con “Serate Musicali” e «Suonare News» e le Suites francesi e quelle inglesi, inventando così un Bach «Italiano». Potrebbe essere un fatto storico e potrebbe riguardare la nostra rubrica “Pro Veritate”. In collaborazione con Serate Musicali è stato ospite del Festival di Ravenna. Il talento di Bacchetti non è dunque sfuggito alle «Serate», che lo hanno riconosciuto senza esitazioni. Bacchetti è matematico e metafisico. Poco indulgente al «suono»? Ma è il «suono», paradossalmente, la sua materia prima, con la quale si può collegare con Horzowsky (ma è solo un esempio): medianicamente. È in grado di cogliere il dilemma ideale: “Horowitz o Horzowsky?”. Tra scoperte e riabilitazioni, egli è in grado (con noi) di un discorso che faccia consecutio. Del grande Schiff, non perde una nota. Sufficientemente contro-corrente, è ospite di Serate Musicali dal 1998». Hans Fazzari


Sala Verdi, Conservatorio “G. Verdi” di MIlano
Via Conservatorio 12, Milano

Lunedì 21 novembre 2016 ore 21.00

QUINTETTO D’ARCHI DELL’OSN RAI
Violini Roberto Ranfaldi, Paolo Giolo
Viola Ula Ulijona - Violoncello Pierpaolo Toso
Contrabbasso Gabriele Carpani

Pianista ANDREA BACCHETTI

Programma

WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791)

Sonata n. 13 in si bemolle maggiore K. 333 “Parigina n. 5”
Allegro; Andante cantabile; Allegretto grazioso

Concerto n. 14 in mi bemolle maggiore K. 449
(versione di Ignaz Lachner per pianoforte e quintetto d’archi)
Allegro vivace; Andantino (“Andante unter dem Basssystem”); Allegro ma non troppo

Concerto n. 22 in mi bemolle maggiore K. 482
(versione di Ignaz Lachner per pianoforte e quintetto d’archi)
Allegro; Andante; Allegro (Rondò)

Biglietti: Intero €25,00 - Ridotto €20,00

Quintetto d’archi dell’OSN RAI
Nel 1931 fu fondata a Torino la prima orchestra sinfonica dell’ente radiofonico pubblico, a cui si aggiunsero le orchestre di Roma, Milano e Napoli. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai nacque nel 1994 dalla loro unificazione, divenendo una delle orchestre più prestigiose d’Italia. Dal novembre 2009 al luglio 2016 Juraj Valčuha ne è stato Direttore principale. Attualmente il ruolo è ricoperto da James Conlon. Con la presenza nei palinsesti radiofonici e televisivi, ha contribuito alla diffusione del repertorio sinfonico e dell’avanguardia storica e contemporanea, ottenendo importanti riconoscimenti discografici. Dal tronco principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale si sono poi formati e distinti complessi da camera con organici variabili, che svolgono un’intensa attività concertistica, incrementata dagli appuntamenti “Le domeniche dell’Auditorium” trasmessi da Radio 3 e dalla presenza in importanti eventi istituzionali come rappresentanza dell’intera Orchestra Sinfonica. I complessi da camera formatisi in seno all’OSN Rai sono costituiti dalle prime parti e dai professori d’orchestra che spesso sono protagonisti nella Stagione Sinfonica, sostenendo parti solistiche. Ogni gruppo si propone l’obiettivo di far conoscere e apprezzare le possibilità tecniche ed espressive di ciascuno strumento e delle varie combinazioni, sfruttando la versatilità e la potenzialità dei singoli elementi, presentando un repertorio che va dal periodo classico al contemporaneo. Il Quintetto d’Archi dell’OSN Rai e il pianista Andrea Bacchetti hanno già effettuato numerosi concerti insieme per le stagioni musicali più prestigiose e le loro registrazioni sono trasmesse normalmente da Radio 3 Rai.

Nato nel 1977, Andrea Baccehtti ha raccolto, ancora giovanissimo, i consigli di Karajan, Magaloff, Berio, Horszowski, Siciliani. Debutta a 11 anni a Milano nella Sala Verdi con i Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone. Da allora ha suonato ai festival di Lucerna, Salisburgo, Belgrado, Santander, Tolosa, Lugano, Sapporo, Brescia e Bergamo, Bologna, Roma, La Roque d'Anteron, Milano, La Coruna, Pesaro, Bellinzona, Ravenna, Ravello, Varsavia, Parigi, Spoleto (etc…) e in prestigiose sale quali: Konzerthaus, Salle Pleyel, Salle Gaveau, Rudolfinum, Teatro Coliseo, Auditorium Nacional de Espana, Foundacion Goulbenkian, Huelecourt Art Project, Kyoto Concert Hall (Kyoto), Parco della Musica (Roma);  Gewandthaus (Lipsia). In Italia è stato ospite delle maggiori orchestre ed enti lirici e di tutte le più importanti associazioni concertistiche. All'estero ha lavorato con numerose orchestre (Lucerne Festival Strings, Camerata Salzburg e Salzburg Chamber Soloists, RTVE Madrid, Filarmonica della Scala, OSNR Torino, Russian Chamber Philharmonic St. Petersburg, Dubrovnik Symphony Orchestra, Philarmonique de Nice, Prague Chamber Orchestra, Filarmonica Toscanini di Parma, etc.. con direttori quali Bellugi, Guidarini, Venzago, Luisi, Zedda, Manacorda, Panni, Burybayev, Pehlivanian, Gullberg Jensen, Nanut, Lu Ja, Justus Frantz, Baungartner, Valdes, Renes, Bender, Bisanti, Ceccato, etc... La sua discografia comprende le Sonate di Cherubini, “The Scarlatti Restored Manuscript” che è risultato vincitore dell' ICMA 2014 nella categoria “Baroque Instrumental”. Di Bach le “Invenzioni e Sinfonie” e “The Italian Bach. Si dedica con passione alla musica da camera. Proficue sono state le collaborazioni con Rocco Filippini, Prazak Quartet, Uto Ughi, Antonella Ruggero, Quartetto Ysaye. Compositori come Fabio Vacchi, Carlo Boccadoro, Filippo Del Corno, gli hanno dedicato loro composizioni. Nella stagione passata ha tenuto concerti in Spagna, Messico, Cuba, Corea, Svizzera, Polonia, Belgio, Russia e in quella in corso sono previste tournèe in Giappone, Lussemburgo, Spagna e Indonesia.

Il programma (tratto dal libretto di sala del concerto)

WOLFGANG AMADEUS MOZART
Sonata n. 13 in si bemolle maggiore K 333 «Parigina n. 5»

Portata a conclusione a Strasburgo (ottobre 1778), la Sonata segna il ritorno di Mozart verso J. Christian Bach, l’antico amico londinese, ritrovato a Parigi poche settimane addietro. Di dimensioni insolite, è anche una pagina d’intenso virtuosismo. Nell’Allegro (4/4) le idee melodiche di Mozart appaiono contigue a J. C. Bach: a questo fine è utile il raffronto con il meglio delle sue Sonate op. 17. Prevalgono naturalmente i Temi di Mozart per ricchezza e per genio. Lo sviluppo si orienta per lo più verso il modo minore. Nell’Andante cantabile (3/4, in mi bemolle maggiore), colpisce la parte centrale per le modulazioni in minore e per la malinconica intensità: torna invece a sorridere il finale Rondò, l’Allegretto grazioso (tempo binario, ritorno a si bemolle maggiore). Cadenza in tempo prima della penultima ripresa del Tema. Ma anche questa in breve sembra dar luogo a una Cadenza da Concerto. Tutte cose fatte per allettare Horowitz; infatti la Sonata è tra le poche immortalate da lui, il cui stile ad hoc, anche se meno felice che nelle Sonate di Domenico Scarlatti, si è voluto definire più che cantabile “cantante”.


Concerto n. 14 in mi bemolle maggiore K. 449
Il Concerto in mi bemolle maggiore K. 449 è il primo di una serie di sei Concerti scritti nel 1784. Mozart ne parla in una lettera del 26 maggio come di «un Concerto di tipo particolare, più indicato per una piccola orchestra che per una grande». L'organico orchestrale non prevede infatti strumenti a fiato obbligati ma solo due oboi e due corni ad libitum. Mozart cominciò a scrivere il Concerto - gran parte del primo movimento - nell'estate 1782, forse prima di quello in la maggiore K. 414, per poi riprenderlo in mano un anno e mezzo dopo. Il Concerto fu eseguito dall'autore in una Accademia il 17 marzo, mentre pochi giorni dopo vi si cimentò una delle sue migliori allieve, Barbara von Ployer detta Babette, sorella del consigliere di corte Gottfried Ignaz von Ployer. Secondo testimonianze coeve pare che la signorina Ployer suonasse meravigliosamente il pianoforte tanto che Mozart scrisse per lei anche il grande Concerto in sol maggiore K. 453. Il Concerto in mi bemolle ebbe anche l'onore di figurare come primo numero nel catalogo tematico di tutte le proprie composizioni che Mozart cominciò a stilare all'inizio del 1784. Il carattere intimo di Concerto da camera non esclude la ricca elaborazione tematica e contrappuntistica, soprattutto nel finale, e gli accenti di maestosità, così strettamente legati al tono di mi bemolle maggiore (si pensi al Concerto K. 482). Nell'Allegro vivace iniziale ai due temi principali contrastanti, presentati dall'orchestra in un'ampia ed elaborata esposizione, il pianoforte risponde con raffinate variazioni ornamentali e con un nuovo tema cantabile. Nello sviluppo piccoli frammenti del primo tema vengono elaborati in contrappunto doppio senza però compromettere la trama leggerissima del discorso. Il magnifico Andantino si dipana morbidamente su un tema di grande espressività e attraverso modulazioni inattese. Nel finale, Allegro ma non troppo, Mozart utilizza il contrappunto osservato con tanto di moduli melodici arcaizzati adattandolo ai criteri di leggerezza e brillantezza del finale di Concerto. La forma è quella del Rondò Sonata con un solo episodio di contrasto; la varietà è però assicurata dalla ricchezza delle modulazioni - nella ripresa si tocca l'insolita tonalità di re bemolle minore - e dalla elaborazione ritmica e motivica del tema principale.

Concerto n. 22 in mi bemolle maggiore K. 482
Questo concerto porta la data del 16 dicembre 1785 e fu eseguito a Vienna la prima volta il 23 dicembre dello stesso anno ottenendo un grande successo da parte del pubblico che volle la replica dell'Andante. Si trattava del resto di un periodo - forse il solo periodo - fortunato nella vita viennese del musicista. Le poche lettere di quegli anni giunte fino a noi rispecchiano uno stato d'animo sollevato ed euforico, vivaci istantanee dell'ambiente musicale viennese in quell'epoca in cui gli artisti lavoravano personalmente a contatto col pubblico. «Ora come potete immaginare - scrive Mozart al padre - devo necessariamente suonare - e quindi scrivere cose nuove. L'intera mattinata la dedico agli allievi e quasi tutte le sere ho da suonare». E in un'altra lettera a Leopoldo dice: «Eccovi l'elenco di tutti i miei abbonati. Io da solo ne ho trenta di più che Richter e Fischer insieme. Il primo concerto è andato benissimo. La sala era piena zeppa e il nuovo Concerto da me eseguito è piaciuto straordinariamente. Ovunque si sente lodare questa accademia...». Ed è per queste accademie - concerti a sottoscrizione - che Mozart scrisse quattordici Concerti per pianoforte e orchestra, tra i quali quello in mi bemolle che si esegue stasera. Sembra concepito sotto il segno di un malinconico «ritorno» alla giovinezza espressa con il «ritorno» alla maniera dei primi concerti specialmente quello per due pianoforti e orchestra e l'altro nella stessa tonalità che porta il numero di catalogo K. 271, che è del 1777; un «ritorno» soprattutto evidente nel motivo dei corni dell'Allegro iniziale e nell'episodio centrale (Andantino cantabile) del Rondò, che si richiama al Finale di quel concerto più giovanile e insieme prefigura il Canone con cui si concluderà l'opera Così fan tutte. Tra i due tempi così segnati da questo ricordo della non lontana, ma ormai conclusa giovinezza, si pone l'Andante nella tonalità di do minore che è di certo tra le pagine esistenzialmente più sconvolgenti lasciateci dal Maestro salisburghese, per la sua immediatezza espressiva così facilmente leggibile in un arco di sentimenti che porta dal dolore fino alla rassegnazione: una prefigurazione dei drammatici temi che saranno al centro delle Opere degli ultimi anni mozartiani. Uno sguardo sul futuro tanto più intenso in quanto legato sembra al rimpianto di un non lontano passato, che si esprime anche sul piano del linguaggio, sia con la decisione di sostituire gli oboi dei precedenti Concerti con i clarinetti - è il primo caso nella produzione mozartiana - sia per il contrasto nuovissimo e già romantico che si realizza tra i modi maggiore e minore.