venerdì 5 febbraio 2016

Ricordando Gianandrea Gavazzeni

Riccardo Chailly e il Teatro alla Scala dedicano la prima de “La fanciulla del West” al Maestro scomparso vent’anni fa


Gianandrea Gavazzeni si spegneva a Bergamo vent’anni fa, il 5 febbraio 1996. Il Teatro alla Scala e il Direttore Principale Riccardo Chailly lo ricordano dedicandogli la prima rappresentazione della nuova produzione de La fanciulla del West che andrà in scena il prossimo 3 maggio con la regia di Robert Carsen.




«La figura di Gianandrea Gavazzeni – ha dichiarato il Direttore Principale Riccardo Chailly –svolge un ruolo nella storia della Scala: fu continuatore di una tradizione che affonda le radici nel rapporto diretto con Toscanini e i grandi del primo Novecento, e difensore curioso e colto del repertorio italiano. Voglio menzionare in particolare l’impegno convinto a favore delle opere di Puccini. Se il suo ultimo titolo pucciniano fu La bohème, occorre ricordare almeno il Trittico e la sua interpretazione de La fanciulla del West nel 1964 con Gigliola Frazzoni, Franco Corelli e Giangiacomo Guelfi. Insieme all’Orchestra, al Coro e a tutto il Teatro abbiamo deciso di dedicargli la prima della nuova produzione di Fanciulla il prossimo 3 maggio; io, personalmente, aggiungo il mio affetto, la stima e la simpatia umana per uno straordinario musicista e uomo di cultura che ho avuto modo di conoscere e frequentare».



Nato a Bergamo nel 1909, Gavazzeni studia all’Accademia di Santa Cecilia a Roma e al Conservatorio di Milano, frequentando le classi di composizione di Ildebrando Pizzetti. Decisivo è l’incontro con Arturo Toscanini: il rapporto col Maestro proseguirà fino alla morte di questi. Nel 1935 scrive per il Donizetti l’opera “Paolo e Virginia”, ma nel 1949 decide di abbandonare la composizione per dedicarsi alla direzione d’orchestra; già nel 1933 debutta con l’orchestra dell’EIAR di Torino; alla Scala debutta nel 1943 con un concerto e l’anno seguente con Il campiello di Wolf Ferrari:  da allora il legame con il Teatro milanese rimane strettissimo e costante fino alle recite di Stiffelio di Verdi nel 1995, culminando negli anni di direzione artistica dal 1966 al 1968. Gavazzeni dirige oltre 100 spettacoli (incluse le riprese) coprendo un repertorio vastissimo, specchio di un’immensa cultura musicale riversata anche nell’attività di critico e saggista: si va da Mavra di Stravinskij al celebre Turco in Italia con la Callas e Zeffirelli e al Giulio Cesare di Händel, da La Fiera di Sorocinskij di Musorgskij a Norma di Bellini o Anacréon di Cherubini. In una vita così ricca di musica si distinguono almeno quattro direttrici che hanno segnato la cultura musicale italiana. La prima è l’amore viscerale per Verdi, tutto Verdi: accanto ai grandi titoli ricorrenti, soprattutto Un ballo in mascheraIl trovatore e Aida, Gavazzeni è tra i primi a intuire il valore delle opere fino ad allora considerate minori: nel 1966 dirige Simon Boccanegra con Leyla Gencer e Giangiacomo Guelfi, allora una rarità, cui seguiranno Luisa Miller nel 1976 con Pavarotti e Caballé e ancora nel 1987 I lombardi alla prima CrociataI due Foscari nel 1988 e Stiffelio nel 1995.


La seconda è l’impegno alla scoperta del concittadino Donizetti: ricordiamo almeno Anna Bolena con Callas e Simionato nel 1957, La favorita con Fiorenza Cossotto e ancora la Simionato nel 1962, Linda di Chamounix con Margherita Rinaldi nel 1972. 




La terza è la fedeltà alle sue origini musicali che accanto a Pizzetti, le cui opere Gavazzeni dirige con assiduità, includono un rapporto di intima familiarità con il repertorio in senso lato verista: La fiamma di Respighi con Inge Borkh nel 1955, Fedora con la Callas e Corelli nel 1956 e poi con Freni e Domingo in alternanza con Carreras nel 1993, Iris di Mascagni nel 1957, Adriana Lecouvreur con Magda Olivero nel 1958 e poi in innumerevoli varianti e riprese fino al 1991,  Andrea Chénier con Del Monaco in alternanza con Corelli nel 1960, L’amico Fritz con Freni e Raimondi nel 1963, Madame Sans-Gêne nel 1967, Loreley nel 1968. Infine va ricordata la militanza pucciniana di Gavazzeni anche in anni in cui il compositore di Lucca godeva di poca considerazione presso parte della critica e del mondo musicale più legato alle avanguardie. Gavazzeni dirige la sua prima Tosca alla Scala nel 1948 (ne seguiranno numerose altre, nel 1958 e 59 con la Tebaldi), Manon nel 1957 con Di Stefano e Petrella, Butterfly nel 1958 con la Frazzoni in alternanza alla Jurinac e nel 1963 con la Scotto, e nel 1959 un Trittico dal cast leggendario in cui campeggiano Bastianini e la Petrella, la Jurinac, Gobbi, Raimondi e la Scotto; non saranno da meno quelli del 1962 e del 1983. I ricordi pucciniani degli ultimi anni di Gavazzeni sono legati alla riscoperta de La rondine e a un’indimenticabile serie di recite de La bohème nel 1994 con Mirella Freni e Roberto Alagna.