mercoledì 10 febbraio 2016

Gidon Kremer e la Kremerata Baltica per “Serate Musicali”



Lunedì 15 febbraio ore 21.00
Sala Verdi del Conservatorio “G. Verdi” di Milano
Via Conservatorio 12, Milano

SERIE «Festival Omaggio a Milano» 2016

Orchestra KREMERATA BALTICA
Direttore e Solista GIDON KREMER
Pianoforte Juliana Avdeeva

R. SCHUMANN
Bilder aus Osten, op. 66 per orchestra d’archi (arr. Fr. Hermann)
F. MENDELSSOHN
Concerto per violino in re minore MWV O3
M. WEINBERG
Quintetto per pianoforte op. 18 (arr. per orchestra di G. Kremer/A. Pushkarev)

Biglietti: Intero € 35,00 - Ridotto € 30,00

Presentando questo volantino potrai avere un biglietto a prezzo scontato: adulti € 10; bambini e ragazzi fino a 25 anni € 5 (fino a esaurimento dei posti disponibili)


Il concerto verrà preceduto da un incontro con il «Museo del Violino di Cremona», alle ore 19.30 nel Foyer Alto del Conservatorio, in cui verrà presentato il violino di Nicolò Amati “Lam ex Collin 1669”, su cui Gidon Kremer suonerà alla fine del concerto.

Eccone la breve storia:

Arcetri, 20 novembre 1637: Galileo Galilei chiede consigli a un suo discepolo, fra Fulgenzio Micanzio, per l’acquisto di un violino da donare a un nipote. La risposta, dopo aver sentito il parere di Claudio Monteverdi a Venezia, è chiara: gli strumenti da Cremona sono incomparabilmente gli migliori, anzi che portano il non plus ultra . In quell’anno in città è attivo un solo liutaio: Nicolò Amati.La sua è una figura particolarmente importante. Non solo realizza strumenti di eccellente qualità ma nella sua nella bottega, a partire dal 1640, si forma una nuova generazione di artigiani: se per alcuni, come Andrea Guarneri, è documentata la frequentazione della bottega e un rapporto personale molto profondo per altri, quali Francesco Rugeri e Antonio Stradivari, l’insegnamento è evidente nei tratti delle loro opere. Leggerezza, eleganza e perfette proporzioni caratterizzano l’aspetto generale del violino Lam ex Collin del 1669. Nel nome è riassunta la storia dello strumento, in passato probabilmente appartenuto al compositore francese François Collin de Blamont e oggi nella collezione di Eva e Arthur Lerner Lam. È esposto al Museo del Violino di Cremona nell’ambito del progetto Friends of Stradivari.

Seguirà proiezione di un cortometraggio sul Museo del violino.

Interverranno:
Virginia Villa, Direttore generale Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari
Fausto Cacciatori, Conservatore delle collezioni del Museo del Violino
Paolo Bodini, Presidente di Frends of Stradivari
Roberto Domenichino, Responsabile del social network del Museo del Violino e  realizzatore del video.

Il programma (*tratto dal libretto di sala)

ROBERT SCHUMANN - Bilder aus Osten op. 66 (trascr. per orchestra d'archi di Fr. Hermann)
Bilder aus Osten op. 66, ovvero Quadri dall’Oriente, rappresentano un perfetto esempio di suggestione intellettuale e gioco di rimandi tipici del compositore, frutto di raffinate sovrastrutture poetiche e letterarie. Consistenti in una collana di sei brevi Improvvisi che vanno col titolo a citare un’opera dell’orientalista tedesco Friedrich Ruckert (poeta che fornì, tra l’altro, a Schumann il testo per deliziosi Lieder come Widmung e Zum Schluss), i Bilder si basano su una ramificata costellazione di rapporti interni tra le tonalità (si bemolle minore, re bemolle maggiore, fa minore), un aspetto che conferisce alla serie il senso di un ciclo espressivamente compiuto. Delicate atmosfere poetiche sono suggerite dalla scrittura musicale sin dal primo Improvviso Lebhaft (Vivace) misterioso, con le prime immagini che emergono sfumate, come annegate dentro a un mare di nebbia, poi vivido, acceso e, nella parte centrale, narrativo e scorrevole nei suoi cromatismi che s’intersecano e paiono mille, piccoli rivoti. Brevi immagini, impressioni fuggevoli: tutto scorre fugacemente con il secondo, Nicht schnell und sehr gesangvoll zu spielen, (non veloce e molto cantabile) una melodia continua basata sulla plastica successione di spunti imitativi e Im Volkston, (in tono popolare) semplice e accordale, presto percorso da una linea sinuosa e circolare sostenuta da un basso dalla cadenza ritmica regolare. Nella Coda si intensificano i contrasti con una spiccata enfatizzazione dal profilo dinamico-agogico, data anche dell’esibita spinta massiva delle triadi. Nicht schnell è un delicato quadro narrativo, mentre spicca subito dall’incipit il robusto tema di stampo improvvisativo e un po’ romantico del quinto brano Lebhaft, costruito secondo la classica architettura A-B-A, con la sezione centrale mossa e ariosa e la ripresa del tema principale. L’ultimo della serie, indicato come Reuig, andächtig è - come suggerisce il titolo “Pentito, devoto” - un quadro di profonda spiritualità, con una sezione di mezzo in cui un canto di preghiera si innalza pian piano, sino a divenire forte, intenso, prima della ripresa della prima sezione. Nell’Epilogo, dopo la sfavillante apertura, l’inattesa citazione del tema del quarto Improvviso Nicht schnell, conclude con un pacato sospiro l’intero ciclo.

FELIX MENDELSSOHN - Concerto per violino e orchestra in re minore MWV O3
Il Concerto in re minore venne alla luce soltanto nel 1952 quando Yehudi Menuhin lo riscoprì e lo pubblicò per i tipi di Peters. Racconta lo stesso Menuhin nella prefazione alla prima edizione: «La mia prima conoscenza di questo meraviglioso concerto avvenne all'inizio della primavera del 1951 a Londra. Il manoscritto mi venne offerto da un membro della famiglia Mendelssohn, ora residente in Svizzera. Nel 1853 la vedova del compositore lo diede al più grande amico di famiglia e miglior violinista del periodo, Ferdinand David». Il Concerto venne scritto da Mendelssohn nel 1822 per Eduard Rietz, amato maestro e amico del giovane Felix; quest'ultimo dovette essere particolarmente affezionato a questa pagina se è vero, come è vero, che presenta diverse analogie col più famoso «fratello maggiore» in mi minore op. 64, come rileva puntigliosamente Menuhin nella prefazione citata. Entrambi i Concerti sono in una tonalità minore scura e tumultuosa, presentano cadenze soliste scritte nel secondo e nel terzo movimento e hanno in comune anche un passaggio musicale, un lungo «solo» fatto da veloci note nell'ultimo movimento del Concerto in re minore che ricorda molto un passaggio analogo nell'Allegro molto vivace del Concerto in mi minore, poco prima della ripresa tematica. Credo che, al di là delle analogie, questo gioiello vada apprezzato per quello che è: una pagina fresca, ricca di invenzioni tematiche e guizzi virtuosistici, con una concezione armonica «schubertiana», fatta più di morbidi trapassi che di tensioni attrattive. L'Allegro si apre con un primo tema perentorio ed energico presentato in ottava da tutta l'orchestra; sono quattro battute (cinque veloci note discendenti seguite da un arpeggio tonale ascendente) che non consentono repliche e fissano tonalità e carattere del movimento. Il secondo tema, in fa maggiore, riprende un motivo cromatico che già avevamo udito nelle prime battute, ma subito viene spazzato via dal ritorno veemente del primo tema che conclude l'esposizione orchestrale. L'ingresso del violino solista è da protagonista assoluto: le rapide scale e le guizzanti agilità si sovrappongono alla voce dell’orchestra che sommessamente ripete la testa del primo tema. Nel corso della sua esposizione tematica il violino in realtà non tocca mai il tema principale, appannaggio esclusivo dell'orchestra che lo fa circolare con insistenza in diverse tonalità. Il solista ora preferisce «cantare», con un nuovo motivo in re minore cui fa seguito una sorta di variazione del secondo tema, in fa maggiore. Ma tutto il discorso musicale si svolge con una leggerezza e una levità assolute: si ascolti ad esempio la coda dell'esposizione, dominata dalle rapide e delicate figurazione del solista, evidente ricordo della passione mozartiana di Mendelssohn. Lo sviluppo, aperto come di norma dall'orchestra, è basato sulle prime cinque veloci note del tema principale e si articola in cinque episodi; il secondo e il terzo sono dominati dall'impeto virtuosistico del solista, in primo piano grazie a una cascata di arpeggi, scalette e altre tipiche figurazioni violinistiche, mentre l'orchestra incessantemente fa circolare la testa del tema principale in svariate tonalità. La ripresa avviene col secondo tema, cui fa seguito l’episodio dal carattere «mozartiano», già udito nell'esposizione. Un’ultima apparizione del terzo tema, ora presentato dal solista con un canto dolce e struggente, precede la ripresa conclusiva del tema principale e la folgorante coda orchestrale. L’Andante centrale è un'oasi di intenso ma semplice lirismo: il tema principale, presentato dall'orchestra nella tonalità di re maggiore con una scrittura calda e compatta, è un Volkslied, un canto popolare; dopo una breve cadenza del solista, Mendelssohn trascolora improvvisamente nella calda tonalità di si bemolle e poi ancora di mi maggiore con un effetto di «colore» armonico veramente suggestivo, di marca schubertiana. Il tema popolare ritorna nell'episodio successivo nel quale solista e orchestra lo elaborano con semplicità. Una successiva variazione precede la cadenza del solista e l’ultima apparizione del tema popolare, sotto il quale «tambureggia» ora un pedale di dominante. Le ultime note del solista nel registro acuto suonano come un intenso e malinconico epilogo. Quasi senza soluzione di continuità (Attacca subito, recita la partitura) si apre il travolgente Allegro conclusivo, un rondò basato su un tema di aria russa dal piglio deciso esposto dal solista e subito ripreso e variato dall'orchestra: qui c'è tutta l'energia musicale del giovane Mendelssohn, fatta di funambolismi tecnici e ritmi serrati. Gli episodi si susseguono con incedere incalzante quasi travolgendo l’ascoltatore: a una sezione di marca decisamente virtuosistica segue una cadenza del solista e una ripresa del tema principale. Un ultimo episodio di sviluppo precede la ripresa del tema principale e la coda conclusiva.

MIECZYSLAW WEINBERG - Quintetto per pianoforte op. 18 (arr. per orch. di G. Kremer/A. Pushkarev)
Compositore ebreo polacco nato a Varsavia nel 1919, Weinberg (noto anche come Moisei Vaynberg) si trasferisce in Russia, a Minsk, nel 1939 per sfuggire all’avanzata delle truppe tedesche. La sua famiglia non è altrettanto fortunate: i genitori e la sorella restano bloccati nel ghetto di Lodz e trovano in seguito la morte nel campo di sterminio di Trawniki. Sfollato a Tashkent durante l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, Weinberg fa l’incontro più importante della sua vita musicale con Shostakovich. I due compositori diventano amici e negli anni successive vivranno addirittura a stretto condividendo spesso idée musicali e ispirazione. Secondo molti critici è grazie al rapporto con Weinberg che Shostakovich sviluppa una maggior attenzione all’utilizzo di temi musicali di origine ebraica. Sostanzialmente ignorato dalla burocrazia musicale sovietica, Weinberg passa indenne il giro di vite artistico del 1948, ma venne comunque arrestato nel 1953 con l’accusa di «nazionalismo borghese semitico»: viene salvato dall’improvvisa scomparsa di Stalin e dal periodo di aperture che ne consegue. Dal punto di vista musicale Weinberg, durante il periodo sovietico, è stato spesso accusato di essere un semplice epigono di Shostakovich privo di reale personalità autonoma, ma un simile giudizio riduttivo non rende piena giustizia a questo compositore dallo stile profondamente legato alle proprie radici ebraiche. Il Quintetto fu scritto tra agosto e ottobre 1944, un periodò di grande creatività e il culmine di molte esperienze fatte nel corso di anni. Weinberg si era stabilito a Mosca da un anno e l’immediato successo dell’opera dimostra come era riuscito a introdursi bene nella vita musicale della capitale sovietica, dove l’occhio vigile delle autorità si era un po’ allentato, dato il momento storico (la Seconda Guerra mondiale), che richiedeva attenzioni ben maggiori. Dopo il 1945 infatti Weinberg fu invece oggetto di critiche e attacchi, culminato nell’arresto, come già menzionato. Nonostante avesse già dimostrato un alto grado di maturità in altre opere precedenti, è però solo in questo Quintetto che Weinberg consegue uno stile proprio. La composizione è strutturata in cinque movimenti, come il Quintetto con organico simile di Shostakovich (op. 57, del 1940). Il carattere dominante è energico, ma serio, nonostante un primo movimento giocoso e un quarto languido. Si potrebbe argomentare che il carattere freddo dell’opera la rende meno accessibile della analoga, famosa composizione di Shostakovich, benché Weinberg mostri un maggior talento per la melodia. La scrittura è perfetta con toni che si ritroveranno nella sua produzione posteriore, specialmente nel Trio per pianoforte op.24.  La prima esecuzione ebbe luogo a Mosca il 18 marzo 1945 con Emil Gilels al pianoforte e il Quartetto d’archi del Teatro Bolshoi; una delle incisioni più importanti è quella con l’autore al pianoforte che accompagna il Quartetto Borodin.

KREMERATA BALTICA - Fondata nel 1997 da Kremer con l’obiettivo di trasmettere la sua esperienza musicale a giovani artisti dei Paesi baltici e allo stesso tempo di promuovere e ispirare nuova vita musicale indipendente di quei Paesi. La Kremerata si propone di realizzare e proporre un’attività musicale innovativa e intensa in varie formazioni e, grazie al supporto degli sponsor e al patrocinio dei tre Paesi d’origine, è in grado di tenere numerosi concerti ogni anno in Lituania, Lettonia ed Estonia. La Kremerata tiene circa sessanta concerti l’anno e a molti di questi partecipa lo stesso Kremer, oltre a essere invitata, essendo ormai conosciuta a livello mondiale in tutta Europa (Festival di Dresda, Rheingau, Schleswig-Holstein, Montpellier e Verbier, Festival della Primavera di Praga, a Salisburgo e ai BBC Proms di Londra). La Kremerata Baltica tiene inoltre un suo proprio festival a Sigulda, in Lettonia. In tournée è apparsa con Norman, Maisenberg, Geringas, Pergamenschikow, Grindenko, Rattle, Eschenbach, Nagano, Sondeckis, Boreyko e Ashkenazy. Dagli incontri musicali in occasione dei concerti a Lockenhaus sono scaturiti importanti progetti in collaborazione con Anderszewski, Kissin e H. Schiff che hanno dato grande impulso alla crescita del Gruppo. L’Orchestra è molto impegnata sul fronte della musica contemporanea, accanto a prime esecuzioni o a commissioni richieste a Pärt, Kancheli, Vasks, Desyatnikov e Raskatov, esegue opere di Schnittke, Gubaidulina, Enesco e Piazzolla… Ha registrato musiche di Piazzolla, le "Otto Stagioni", che contiene le Stagioni di Vivaldi e di Piazzolla e "Tracing Astor", omaggio al compositore argentino. Hanno fatto seguito: "Silencio", accostamento di opere di Pärt, Glass e Martynow; "After Mozart", retrospettiva del compositore considerato dal punto di vista del ventunesimo secolo. Alcune delle più recenti registrazioni: “De profundis”, "Hymns and Prayers" e "The Art of Instrumentation: Homage to Glenn Gould" (pubblicato nel 2012 per l’ottantesimo compleanno di Gould) e “Mieczysław Weinberg” (2014,– nomination ai Grammy nel 2015). Nel 2015 è stato pubblicato il CD “New Seasons”, con il Concerto per violino n. 2 “The American Four Seasons” di Glass e altre opere di Pärt, Kancheli e Umebayashi. Alcune delle più memorabili esibizioni dell’ensemble negli ultimi anni includono la partecipazione al concerto per i diritti umani "To Russia With Love" tenuto nel 2013 alla Philharmonie di Berlino, insieme ad Argerich, Barenboim, Altstaedt, Buniatishvili etc. La Kremerata è anche parte di vari progetti: “All About Gidon”, spettacolo in forma semi-scenica con musiche che spaziano da Haydn a Piazzolla, dove Kremer riflette sulla sua carriera; le esibizioni insieme al mimo Slava Polunin con i suoi clown e “Masks and Faces” del 2015 con il pittore e filosofo russo Maxim Kantor. La Kremerata è stata innumerevoli volte ospite di Serate Musicali.

GIDON KREMER - Ha iniziato la stagione 2015/16 con la SNOW SYMPHONY, risultato della sua collaborazione con Slava Polunin, ognuno con i rispettivi artisti - Kremerata Baltica e clown - unendo gli spiriti di due forme artistiche grazie all’interazione dell’orchestra nel mondo astratto dello SNOWSHOW di Slava. Lo spettacolo è stato presentato a Monthey, in Svizzera e Heerlen. Nel settembre Kremer si è esibito nel Concerto n. 1 di Philipp Glass con la Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz a Neustadt e Ludwigshafen. La successiva esibizione con la Filarmonica di Stato di Sverdlovsk, Ekaterinburg con Andrey Boreyko, è stata dedicata a Leonid Desyatnikov per i festeggiamenti del suo sessantesimo compleanno. Nella stagione in corso: tournée in Asia con Kremerata Baltica, concerti in Corea del Sud, Cina, Taiwan e Giappone; numerosi i programmi previsti, alcuni basati sulla registrazione “New Seasons”, o sul progetto “Masks and Faces” in collaborazione con il pittore Maxim Kantor (presentato nel 2015 per Serate Musicali). In questo mese Kremer si esibirà con il pianista Daniil Trifonov a Colonia e a Londra; in seguito terrà una tournée con la pianista Yulianna Avdeeva e la Kremerata Baltica in Austria e Italia. In occasione di un tour europeo della Russian National Orchestra, con Alexander Sladkovsky e il pianista Mikhail Pletnev, Kremer eseguirà il Concerto per violino op.129 e la Sonata op.54 di Schumann. La fine della stagione vedrà il Concorso Internazionale di Musica di Sendai, in Giappone, dove Kremer sarà membro di giuria. Al Concorso seguiranno concerti a Hyogo e Tokyo con Martha Argerich. Nato a Riga, in Lettonia, ha iniziato gli studi a quattro anni con il padre e il nonno, entrambi musicisti. A sette anni è entrato alla Scuola di Musica di Riga; ha vinto il suo primo premio a sedici anni in un Concorso nazionale promosso dalla Repubblica Lettone e due anni dopo ha iniziato a studiare con David Oistrakh al Conservatorio di Mosca. Ha vinto il ‘Queen Elisabeth’ nel 1967 e il primo premio ai Concorsi Internazionali ‘Paganini’ e ‘Ciaikovski’. Questi successi hanno dato inizio alla sua carriera, durante la quale si è affermato a livello internazionale come uno dei più originali e ambiziosi artisti della sua generazione. Si è esibito sui palcoscenici più importanti del mondo, con le più grandi orchestre d’Europa e d’America e ha collaborato con i più famosi direttori d’orchestra contemporanei. Il suo repertorio è abbraccia opere per violino classiche e romantiche così come la musica dei compositori del XX e del XXI secolo quali Henze, Berg e Stockhausen. Si è inoltre impegnato nella valorizzazione delle opere di compositori viventi russi e dell’Est europeo, eseguendo molti nuovi brani, tanti dei quali a lui stesso dedicati. Kremer ha collaborato con numerosi compositori tra cui Schnittke, Pärt, Kancheli, Gubaidulina, Silvestrov, Nono, Reimann, Vasks, Adams, Kissine, Nyman, Glass, Desyatnikov e Piazzolla, portando la loro musica al pubblico, nel rispetto della tradizione ma rimanendo contemporaneo. La sua discografia annovera più di centoventi registrazioni, molte delle quali gli sono valse numerosi riconoscimenti e premi internazionali, tra i quali: il ‘Grand prix du Disque’, il ‘Deutscher Schallplattenpreis’, l’‘Ernst-von-Siemens Musikpreis’, il ‘Bundesverdienstkreuz’, il ‘Premio dell’Accademia Musicale Chigiana’, il ‘Triumph Prize 2000’ (Mosca), il ‘Premio Unesco’ nel 2001, il ‘Saeculum-Glashütte Original-Musikfestspiel Preis’ (Dresda) nel 2007 e il ‘Rolf-Schock Prize’ (Stoccolma) nel 2008. Nel 2010 gli è stato inoltre conferito il ‘Premio alla Carriera’ dal Festival Musicale di Istanbul e, nel 2011, ha ricevuto il ‘Premio una vita nella musica – Artur Rubinstein’ (Venezia), che da molti è considerato l’equivalente del Premio Nobel in campo musicale. Kremer suona un violino Nicola Amati del 1641. È anche autore di quattro libri l’ultimo dei quali si intitola Letter to a young pianist, 2013 tradotti in diverse lingue e in cui si riflettono il suo impegno e le sue conoscenze in campo artistico. È ospite di “Serate Musicali” dal 1978.

YULIANNA AVDEEVA - Ha iniziato gli studi del pianoforte all’età di cinque anni con Elena Ivanova alla ‘Scuola Speciale di Musica Gnessin’ di Mosca, per poi proseguire con Konstantin Scherbakov e Vladimir Tropp. Alla International Piano Academy Lake Como ha assistito alle lezioni di William Grant Naboré, Dmitri Bashkirov e Fou Ts’ong,  Vincitrice del primo premio al Concorso Chopin nel 2010, ha vinto il ‘Concorso Pianistico Europeo’ di Brema nel 2003, il Concours de Genève nel 2006 e il ‘Concorso Arthur Rubinstein’ in Polonia. Nell’autunno 2014 ha tenuto un tour del Giappone con l’Orchestra Sinfonica NHK e alla Filarmonica di Osaka, seguito dal Toshiba Grand Concert Tour con l’Orchestre National du Capitole de Toulouse diretta da Tugan Sokhiev. È inoltre apparsa con: Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin e Janowski, Royal Stockholm Philharmonic Orchestra e Manfred Honeck,  Sinfonica di Bournemouth e Kirill Karabits. Impegni recenti con la Sinfonica della Radio Finlandese, London Philharmonic e Sinfonica di Pittsburgh, Orchestra della Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Ha inoltre tenuto un tour di Spagna e Italia con la Caikovsky Symphony Orchestra della Radio di Mosca e Vladimir Fedoseyev e un tour degli USA con la Filarmonica di Varsavia diretta da Antoni Wit. Nota anche per le sue esecuzioni su strumenti d’epoca, in seguito all’interpretazione dei Concerti per pianoforte di Chopin su un pianoforte Erard al Festival ‘Chopin and his Europe’ sia con l’Orchestra of the Age of Enlightenment sia con l’Orchestra of the Eighteenth Century, con la quale ha anche pubblicato la registrazione di questi Concerti per l’etichetta ‘Fryderyk Chopin Institute’, ricevendo enorme successo di critica. La sua collaborazione di lunga data con l’Institute le ha portato un grandissimo seguito in Polonia. L’incisione più recente di Yulianna Avdeeva, con brani di Chopin, Schubert e Prokofiev è stata pubblicata nell’agosto 2014. In recital si è esibita all’International Piano Series di Londra, al Festival Musicale di Rheingau, al Palau de la Música Catalana di Barcellona, alla Liederhalle di Stoccarda, alla Philharmonie di Essen, alla Salle Gaveau di Parigi, allo Schwetzinger Festspiele ed al Festival di La Roque d'Anthéron. Molto attiva anche nella musica da camera, ha collaborato con membri dei Berliner Philharmoniker e dell’Academy of St Martin in the Fields, al Muziekgebouw Frits Philips di Eindhoven nel 2012. Nella stagione 2014/15 ha tenuto un importante tour di recital con Julia Fischer esibendosi, tra l'altro, al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, al Grand Théâtre de Provence, all’Auditorium di Lione, al Festival Menuhin di Gstaad, al Festival Musicale di Bratislava.

A.B.