martedì 26 gennaio 2016

“Il trionfo del Tempo e del Disinganno” al Teatro alla Scala

Con l’allestimento in forma scenica dell’oratorio di Händel diretto da Diego Fasolis, la Scala diviene il primo grande teatro internazionale a promuovere un  complesso barocco all’interno della propria orchestra

Con le 8 recite dell’oratorio di Händel Il trionfo del Tempo e del Disinganno in scena dal 28 gennaio al 13 febbraio il Teatro alla Scala presenta al pubblico il suo complesso barocco: un gruppo di strumentisti che nei mesi scorsi ha approfondito con il Maestro Diego Fasolis la tecnica e le prassi esecutive settecentesche. 


Il progetto, sviluppatosi anche grazie all’adesione e all’entusiasmo di numerosi Professori dell’Orchestra del Teatro alla Scala, prevede che alla nuova compagine sia affidato un titolo all’anno sotto la bacchetta di uno specialista, nella prospettiva di creare al Piermarini una nuova tradizione esecutiva barocca.

L’oratorio è presentato in veste scenica in uno spettacolo creato da Jürgen Flimm ed Erich Wonder per l’Opera di Zurigo, portato poi con grande successo anche alla Staatsoper di Berlino e qui ripreso in collaborazione con Gudrun Hartmann. Il quartetto vocale è composto da Lucia Cirillo (Piacere), Martina Janková (Bellezza), Sara Mingardo (Disinganno) e Leonardo Cortellazzi (Tempo).

Nel 1607 Händel aveva 22 anni, aveva già scritto due opere per il teatro di Amburgo e si trovava da un anno in Italia, su invito di Ferdinando de’ Medici. Il “caro sassone”, dopo un primo soggiorno fiorentino, si era recato a Roma dove aveva stretto sodalizio con il cardinale Benedetto Pamphilj, già librettista per diversi compositori tra i quali Alessandro Scarlatti. A Roma le rappresentazioni operistiche erano vietate (come anche il canto in pubblico per le donne): i due si dedicarono quindi alla stesura di un oratorio di argomento almeno a prima vista moraleggiante, i cui personaggi ebbero tuttavia tutta la vivacità del teatro musicale. Il trionfo del Tempo e del Disinganno (catalogo HWV 46a) viene dunque eseguito per la prima volta nel 1707 con il compositore al cembalo e la direzione di Arcangelo Corelli presso il Teatro del Collegio Clementino nell’ambito dei concerti quaresimali organizzati dal Cardinale Ottoboni. La fortuna dell’opera e la sua centralità nella parabola artistica di Händel sono testimoniate dal fatto che il compositore apprestò due successive versioni, entrambe per il Covent Garden: nel 1737 con il titolo Il trionfo del Tempo e della Verità (HWV 46b) e nel 1757 con il titolo The Triumph of Time and Truth (HWV 71). Tra le arie “Lascia la spina” il cui tema verrà ripreso nell’opera Rinaldo sulle parole “Lascia ch’io pianga”; altri brani compariranno in Agrippina.

Alla Scala il Piacere è Lucia Cirillo, ospite frequente delle principali orchestre barocche e del Festival di Glyndebourne; Bellezza è Martina Janková, una delle più apprezzate cantanti mozartiane di oggi, di casa all’opera di Zurigo e a Salisburgo; il Tempo è il tenore italiano Leonardo Cortellazzi, recentemente applaudito alla Scala come Nerone ne L’incoronazione di Poppea, e il Disinganno è Sara Mingardo, contralto prediletto dai direttori di musica barocca ma chiamata anche da Abbado, e ascoltata alla Scala nella trilogia monteverdiana diretta da Rinaldo Alessandrini. 

Lo spettacolo di Jürgen Flimm con le scene di Erich Wonder e i costumi di Florence von Gerkan nasce nel 2003 per l’opera di Zurigo, ottenendo consensi entusiastici, e viene ripreso alla Staatsoper di Berlino nel 2012, dove Flimm è affiancato, come alla Scala, da Gudrun Hartmann. Flimm e Wonder collocano il trapasso dall’edonismo alla malinconia che impregna l’oratorio in una serata dopo teatro che affonda nella notte al bancone di un caffè alto borghese ispirato alla leggendaria brasserie parigina art déco La Coupole, inaugurata nel 1927, in cui si incontravano tra gli altri Man Ray, Aragon, Picasso, Simenon e Josephine Baker. Il bar diviene teatro moderno di simbologie di perfetto sapore barocco, tra controscene e movimenti coreografici.


(comunicato stampa)