giovedì 6 novembre 2014

Il primo Mahler di Daniel Barenboim alla Scala

Daniel Barenboim dirigerà (il 12, 14 e 15 novembre) la Filarmonica della Scala nella “Sinfonia n° 9” di Mahler; nella prima parte della serata sarà anche al pianoforte per il “Concerto n° 27 K 595” di Mozart

(Foto di Silvia Lelli)

Nei suoi anni di attività alla Scala, prima come Maestro Scaligero e poi come Direttore Musicale, Daniel Barenboim ha affrontato, sul podio e alla tastiera, in buca e in palcoscenico, un repertorio vastissimo che da Mozart arriva fino ai contemporanei, ma mai finora un brano di Gustav Mahler. 


I tre concerti per la Stagione Sinfonica che il 12, 14 e 15 novembre (sempre alle ore 20.00) presentano la Sinfonia n° 9, ultimo capolavoro sinfonico compiuto dell’autore (pagina celebre tra l’altro per l’immenso, struggente Adagio finale, a due giorni dall’esecuzione per l’apertura di Stagione della Filarmonica il 10 novembre di un’altra illustre Sinfonia chiusa da un Adagio, la Sesta di Čajkovskij), colmano finalmente una lacuna ricordandoci al contempo il percorso lungo e accidentato con cui la musica di Mahler è entrata nel repertorio del Maestro. A dispetto del profondo legame che lo ha unito in anni giovanili a grandi direttori mahleriani come Sir John Barbirolli e Otto Klemperer, Barenboim ha guardato a lungo con perplessità all’opera del compositore boemo. Sono numerose le interviste in cui ricorda la sua diffidenza per i finali fragorosi di alcune sinfonie, per l’uso innaturale delle melodie popolari, e soprattutto per l’affastellarsi sulla musica di considerazioni extramusicali di tipo psicoanalitico, biografico, religioso. Nei primi anni ’70 Barenboim accompagna al pianoforte Dietrich Fischer-Dieskau in diversi cicli di Lieder mahleriani (anche in disco), e nel 1973 dirige la Sinfonia n°5. Nasce un interesse che è innanzitutto rivolto alle peculiarità della scrittura: Mahler è il primo compositore a scrivere dinamiche separate per diversi gruppi di strumenti. Se i compositori fino a Wagner avevano segnato le dinamiche per l’intera orchestra, Mahler può chiedere, all’interno di un insieme, ad alcuni strumenti, per esempio ai clarinetti, di crescere e ad altri, per esempio le viole, di diminuire ottenendo un volume sonoro costante ma con un radicale cambio di colore. Questo rivela sia la profondissima conoscenza della macchina orchestrale di un compositore che era anche un grande direttore, sia la straordinaria delicatezza della sua sensibilità al colore strumentale. Il compositore apparentemente bombastico, esposto ai rischi della suggestione letteraria come dell’abbandono emotivo, si scopre un musicista maniacalmente votato al dettaglio: un aspetto sul quale esecuzioni come quelle di Klemperer, ma anche di Kubelik, offrono a Barenboim ulteriori spunti di riflessione. La figura musicale di Mahler si conferma sul piano puramente musicale come uno snodo fondamentale con un piede affondato nel mondo di Wagner e l’altro già in quello di Schönberg. Le esecuzioni delle sinfonie di Mahler firmate da Barenboim si fanno più fitte, trovando eco anche a livello discografico (sia con la Chicago Symphony sia con la Staatskapelle Berlin, ma ricordiamo anche l’incisione dei Lieder con Waltraud Meier e l’Orchestre de Paris) e divengono un punto di riferimento obbligato nel dibattito sul compositore. Da ultimo, è proprio la Nona a segnare l’addio di Barenboim alla Chicago Symphony nel 2006 all’interno di un ciclo in cui comparivano anche le None di Bruckner e Beethoven.

È invece di lunghissima data la presenza mozartiana di Daniel Barenboim alla Scala, segnata in palcoscenico dall’inaugurazione della stagione 2011/2012 con Don Giovanni per la regia di Robert Carsen cui è seguito Così fan tutte per la regia di Claus Guth nel giugno 2014, ma che nella stagione di concerti era stata aperta da un Requiem nel 1972; dello stesso anno è un concerto a Campione d’Italia in cui Barenboim dirige proprio il K595, solista Clifford Curzon. Le successive esecuzioni del salisburghese sono con la Divan nel 2006 e 2009 (con Barenboim anche pianista nel Concerto n.7 per tre pianoforti). Nel 2010 il Maestro è direttore e solista nel Concerto n° 24 K491 con la Filarmonica con la quale inaugura il Festival MITO l’anno seguente eseguendo il n° 26 K537 (dell’Incoronazione; replicato in tournée a Francoforte) e, poche settimane dopo, presenta la Serenata per Fiati; nel 2012 porta l’Orchestra della Scala al Bols’oj con le ultime tre sinfonie. La sinfonia n° 40 torna anche nel concerto inaugurale della Stagione della Filarmonica nel 2012, insieme alla Sinfonia n° 33 e all’Exsultate, Jubilate cantato da Cecilia Bartoli. Ma è in questo 2014 che Barenboim torna con più frequenza alla tastiera per i Concerti di Mozart: esegue il n° 22 K 482 a febbraio nella stagione della Filarmonica e in trasferta a Udine, e il K 595 in una serata benefica per Don Gnocchi Onlus a giugno.  


(comunicato stampa)