domenica 21 settembre 2014

L’addio di Riccardo Muti al Teatro dell’Opera

«[...] non ci sono le condizioni per poter garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni»


«Nonostante tutti i miei sforzi per contribuire alla vostra causa, non ci sono le condizioni per poter garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni. […] Inoltre, in questo momento intendo dedicarmi, in Italia, soprattutto ai giovani musicisti dell'Orchestra Cherubini da me fondata. […]È stato comunque costruttivo cercare insieme di lavorare per il meglio!».


È con queste parole che Riccardo Muti ha annunciato, in una lettera al sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, Carlo Fuortes, la sua decisione: non ci sarà sul podio del Teatro Costanzi per dirigere Aida [opera che aprirà la Stagione il prossimo 27 novembre] e Nozze di Figaro [in programma dal 21 maggio al 3 giugno 2015]. Una decisione sofferta, come riferisce lo stesso direttore, presa «con grandissimo dispiacere, dopo lunghi e tormentati pensieri» e dovuta al «perdurare delle problematiche emerse durante gli ultimi tempi».

Una scelta che, come affermano Carlo Fuortes e Ignazio Marino, è stata «senza dubbio influenzata dall’instabilità in cui versa l’Opera a causa delle continue proteste, della conflittualità interna e degli scioperi durati mesi e che hanno portato alla cancellazione di diverse rappresentazioni, con gravi disagi per il pubblico internazionale e nazionale che aveva acquistato i biglietti». «Da parte nostra» continuano Fuortes e Marino «prosegue l’impegno per il risanamento economico e gestionale di una delle massime istituzioni culturali del Paese che abbiamo trovato in uno stato di disastro economico, con un disavanzo di circa 12 milioni di euro prodotto da una dissennata gestione amministrativa. Una situazione che abbiamo corretto in un solo anno, riportando in attivo i bilanci dell'Ente. Un intervento che ci consente ora di lavorare per il rilancio e il rinnovamento del Teatro». I due concludono con l’augurio che «una volta superati i problemi che ancora affliggono il Teatro, e più in generale il sistema musicale in Italia, si possano ricreare le condizioni affinché il Maestro Muti possa tornare a dirigere i complessi artistici del Teatro».

Immediato è stato anche il commento di Dario Franceschini: «Ho conosciuto nella mia vita poche persone che amano profondamente il proprio Paese come il maestro Muti. Per questo anche in una giornata brutta come questa, sono felice di sottolineare che continuerà in Italia il suo straordinario lavoro con i giovani dell’Orchestra Cherubini. E sono certo non mancheranno molte altre grandi occasioni che cercheremo di costruire tenacemente. Debbo però anche dire con profonda amarezza che capisco le ragioni che lo hanno portato alla scelta, dolorosa per lui e per tutti, di interrompere il rapporto con l’Opera di Roma. Spero che almeno questo faccia aprire gli occhi a tutti quelli che ostacolano, con resistenze corporative e autolesioniste, l’impegno per quel cambiamento che la musica e la lirica italiana attendono da troppo tempo per stare al passo coi tempi e per cui lo Stato è impegnato con convinzione e risorse, dal decreto Bray in poi».


A.B.