mercoledì 15 gennaio 2014

Il discorso delle maestranze del Teatro San Carlo prima de “Il Barbiere di Siviglia”

Ieri sera, martedì 14 gennaio, in occasione della prima rappresentazione dell’opera di Rossini, le maestranze del Lirico napoletano hanno letto un discorso al pubblico



«Gentile pubblico, noi non ci dimettiamo. Questi sono giorni frenetici per il Teatro San Carlo, ma, nonostante tutto, con grande senso di responsabilità e rispetto per l’amato pubblico, abbiamo deciso di andare in scena. Quanto accaduto nel C.d.A., con le dimissioni della maggioranza dei consiglieri, consentirebbe al Ministro Bray di attivare procedure di urgenza per il commissariamento della Fondazione. 

Non accettiamo che il Teatro e tutta la città subiscano nuovamente, a distanza di soli due anni, la mortificazione di un tale provvedimento. E questo perché i lavoratori non hanno voluto aderire alla legge “Valore Cultura”, pensata questa, per trovare una soluzione alle crisi di altri Teatri. Ci chiediamo: perché aderire a una legge che a fronte di un prestito, perché di questo si tratta, e non come si vuole far credere, di miracolosi fondi, aderire a una legge che prevede di tagliare stipendi e personale? Il nostro Sovrintendente dichiara, con lettera inviata al Ministero in data 15/10/2013 che citiamo testualmente: “La Fondazione non si trova nella condizione di non poter far fronte ai debiti certi ed esigibili da parte di terzi, in quanto questi sono coperti da altrettanti crediti certi ed esigibili [...]”. E ancora: “La Fondazione dall'anno 2008 al 2012 ha chiuso i bilanci di esercizio in pareggio [...]” Prendiamo atto che fino a questo momento la solidarietà più concreta alla nostra lotta è arrivata dal presidente della Fondazione Luigi de Magistris il quale ha destinato al Teatro 40 milioni di euro. Ci aspettiamo, in tal senso, segnali reali anche dalle altre istituzioni. Pertanto chiediamo con decisione che il C.d.A. si ricomponga, costruendo quel “patto di sindacato delle istituzioni”, necessario alla difesa delle eccellenze del nostro territorio, che già per altri aspetti, forse troppi , è esposto al giudizio negativo d’Italia e del mondo. Napoli non pretende leggi speciali, come è avvenuto di recente per Roma Capitale, né rivendica zone franche, né regimi di favore. Napoli esige rispetto quando i suoi compiti riesce a svolgerli bene, e il Teatro San Carlo in questi anni ha dimostrato di saperli svolgere con competenza e professionalità. Non consentiremo di pagare noi il prezzo dei fallimenti altrui, e ci aspettiamo che il nostro Pubblico comprenda le nostre ragioni e ci sostenga in questa battaglia, affinché da Napoli parta un messaggio forte: la cultura è un valore indispensabile che neanche logiche di palazzo possono svilire».

Questo il video:

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Il sindaco Luigi de Magistris, arrivato al Teatro San Carlo di ritorno da Roma, dove nel pomeriggio aveva incontrato Patroni Griffi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, prima dello spettacolo aveva, invece, dichiarato: «Si lavora per riportare allo stesso tavolo tutte le istituzioni, ricomporre il momento di tensione e lavorare tutti insieme nell’interesse del teatro. È un lavoro delicato, c'è l'impegno di tutti, compreso il governo. Al commissariamento non voglio neanche pensarci».

Il comunicato dei lavoratori arriva dopo le vicende degli ultimi giorni che hanno visto una spaccatura del Consigli di Amministrazione del Teatro: rottura che, sempre de Magistris aveva così commentato: «Si è arrivati alla rottura interna del Cda del San Carlo perché la maggior parte del Consiglio riteneva che il San Carlo dovesse aderire a una legge che ritengo ingiusta perché prevede soprattutto la contrazione dei salari del 35 per cento e formule subdole di controllo commissariale ed esternalizzazioni che non abbassano i costi di produzione. Credo che il San Carlo non fosse nelle condizioni di aderire alla legge. Il Comune ha ripatrimonializzato il teatro mettendolo in sicurezza con 40 milioni di euro in beni immobili».


Queste, invece, le dichiarazioni di Rosanna Purchia, sempre all’indomani della spaccatura del C.d.A.: 

«Sono addolorata per quanto è avvenuto ieri sera, proprio perché avvenuto all'interno di un C.d.A. eccellente, che sin dal suo insediamento ha sempre lavorato per il bene della Fondazione e dei suoi lavoratori, giungendo sempre a condivisioni all'unanimità,  senza mai ricorrere al voto. È un consiglio che per ben due volte ha deliberato che qualsiasi fosse stata la decisione rispetto alla legge VALORE CULTURA, ai lavoratori e alle lavoratrici del  San Carlo non dovevano essere toccati né salari né ridimensionati i  livelli occupazionali, anche perché al San Carlo le retribuzioni sono ben al di sotto dei livelli nazionali, e non  parliamo dei livelli internazionali.  E questo anche perché il San Carlo – rapportato alla produttività degli ultimi 5 anni – è addirittura sotto organico. Sin dalla riconversione del decreto valore e cultura in legge 112 si è perpetuata una cattiva  e deviante informazione  che è andata sempre più radicandosi accendendo gli animi e accrescendo la sana preoccupazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Per questo motivo il mio rammarico è ancora più grande, ma non diminuisce la mia fiducia che le istituzioni trovino le strade più idonee per il futuro di questo glorioso teatro e dei suoi lavoratori e lavoratrici che sono la nostra vera forza». 

Adriana Benignetti