domenica 24 novembre 2013

Il futuro in musica ha la sciarpa rossa

Una calorosissima accoglienza del pubblico ha salutato ieri la bella esecuzione della FuturOrchestra al Teatro Dal Verme di Milano. Accanto ai giovanissimi musicisti il grande pianista Jeffrey Swann e il talentuoso direttore Manuel López–Gómez


Non capita di frequente, a un’orchestra giovanile, il privilegio di salire sul palco di una prestigiosa Istituzione musicale; almeno, non nel Cartellone di una Stagione ufficiale. Un’occasione preziosa, quindi, quella offerta dalla Fondazione I Pomeriggi Musicali alla FuturOrchestra questa settimana. 

I giovanissimi musicisti della compagine – “uno dei gruppi orchestrali e corali del Sistema delle orchestre e dei cori giovanili e infantili in Lombardia, nel quadro del Sistema musicale avviato in Italia su iniziativa del M° Claudio Abbado” – sono stati, infatti, protagonisti di un concerto al Teatro Dal Verme all’interno della 69ª Stagione Sinfonica, lo scorso giovedì sera e, in replica, ieri pomeriggio.

Ad accogliere la FuturOrchestra, formata da ragazzi con età massima di 22 anni – vestiti in nero e con al collo o in vita delle belle sciarpe rosse fabbricate in Nepal (a testimoniare lo stretto legame con iniziative di solidarietà sociale) –, c’erano, sul palco, due opere di Dario Fo e, in sala, un pubblico numericamente da grandi occasioni con, in più, una presenza massiccia di giovanissimi ascoltatori. Un’occasione preziosa, dicevo, che la formazione ha saputo utilizzare al meglio, offrendo alla platea un’esecuzione dal notevole livello tecnico e musicale.


Senza tradire emozioni di sorta, dopo una bella apertura con l’Ouverture K 621 da La Clemenza di Tito di Mozart, la FuturOrchestra ha dato mostra nel Concerto per pianoforte e orchestra K 449 di essere perfettamente a proprio agio sul palco anche con un musicista del calibro di Jeffrey Swann. E l’accurata ricerca del suono, l’attenzione a ogni dettaglio, il bel fraseggio e la profonda comunicatività che caratterizzano l’esecuzione del pianista nel “gioiellino” mozartiano trovano una risposta equilibrata e di pregio nel dialogo sonoro intessuto dall’orchestra. Applauditissimo, Swann concede anche un bis, il primo movimento dalla Sonata op. 14 in mi magg. di Beethoven.

E al compositore di Bonn è dedicata la seconda parte del concerto con la celeberrima Sinfonia n. 5. Qualche piccola imperfezione nei fiati non intacca, anche in questo caso, un’ottima esecuzione che suggerisce oltre all’alto livello tecnico della compagine anche grande maturità musicale. Merito va anche e soprattutto alla bacchetta di Manuel López–Gómez. Nato musicalmente all’interno de “El Sistema” di Abreu, il giovane direttore ha guidato in maniera lodevole la formazione orchestrale. Dotato di un notevole talento, di una gestualità chiara ed estremamente precisa, López–Gómez ha, dalla sua, anche carisma da vendere e una forte presenza scenica.

Calorosissimi e prolungati gli applausi del pubblico.

(Foto ©Lorenza Daverio)

Adriana Benignetti