venerdì 27 gennaio 2017

“Così fan tutte o sia La scuola degli amanti”: la trama


Così fan tutte o sia La scuola degli amanti

Dramma giocoso in due atti KV 588

Musica
Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756  Vienna, 5 dicembre 1791)



Libretto
Lorenzo Da Ponte (nato Emanuele Conegliano; Ceneda, 10 marzo 1749 – New York, 17 agosto 1838)


Prima rappresentazione
Vienna, Burgtheater, 26 gennaio 1790


Personaggi:
Fiordaligi, dama ferrarese abitante in Napoli (Soprano)
Dorabella, dama ferrarese e sorella di Fiordaligi (Soprano)
Guglielmo, ufficiale, amante di Fiordaligi (Basso)
Ferrando, ufficiale, amante di Dorabella (Tenore)
Despina, cameriera (Soprano)
Don Alfonso, vecchio filosofo (Basso)

Soldati, servitori, marinai, convitati alle nozze, popolo

La trama (per gentile concessione del Teatro Lirico di Cagliari)
La scena si finge a Napoli

Atto I
In una “bottega di caffè” i due giovani ufficiali Guglielmo e Ferrando scommettono col filosofo Don Alfonso sulla fedeltà delle loro fidanzate, le sorelle Fiordiligi e Dorabella. Per la posta di cento zecchini, Don Alfonso si impegna a dimostrare che le ragazze non sono libere dagli appetiti di natura e si comportano come tutte le altre, pronte, dunque, al tradimento. Nel giardino di casa Fiordiligi e Dorabella contemplano i ritratti dei rispettivi innamorati, effigiati nei medaglioni che portano con loro: l’aspetto marziale di Guglielmo e l’espressione appassionata di Ferrando rinnovano nelle giovani l’impazienza delle nozze. Arriva Don Alfonso annuncia, fingendo angoscia, che i begli ufficiali stanno per partire, richiamati al campo militare. Sopraggiungono anche Guglielmo e Ferrando, mostrando afflizione per l’improvvisa partenza, secondo l’intrigo che il vecchio ha ordito, ma in realtà rassicurati dalla disperazione mostrata dalle donne. C’è appena il tempo per un ultimo saluto, poi i due saltano sulla barca carica di soldati. Intanto la cameriera Despina prepara il cioccolato per la colazione delle sue padroncine, lamentandosi dell’iniqua condizione di serva che la priva di tanta delizia. Le ragazze sono addolorate e Despina cerca di rincuorarle: nessuna donna è mai morta di mal d’amore e bene farebbero entrambe a consolarsi, come sicuramente presto faranno i loro fidanzati. Timoroso che la macchinazione sia scoperta, Don Alfonso offre a Despina venti scudi purché accetti di collaborare al suo piano: dovrà convincere le fanciulle ad accettare la corte di due spasimanti. Prontamente, la scaltra servetta presenta alle padrone i bei galanti, che altri non sono che Guglielmo e Ferrando abbigliati come due albanesi. Secondo il piano concordato con Don Alfonso e ignoto a Despina, i finti albanesi iniziano a corteggiare le dame, ma Guglielmo si rivolge a Dorabella e Ferrando a Fiordiligi, così da mettere subito alla prova la fedeltà delle fidanzate. Sulle prime, l’atteggiamento virtuoso delle ragazze desta il compiacimento degli ufficiali. Ma Despina e Don Alfonso sono di tutt’altro avviso, e si insospettiscono per lo sdegno eccessivo dimostrato dalle sorelle. Il vecchio ordina allora ai due di nascondersi in giardino: penserà Despina a smuovere il cuore di pietra delle sue padroncine. In giardino i finti albanesi continuano la loro commedia di disperazione, e fanno mostra di ingerire una dose di arsenico. La pietà comincia adesso a farsi strada nell’animo delle fanciulle: arriva il medico, cioè Despina travestita. Grazie alla sua ricetta prodigiosa, una passata di “pietra mesmerica”, Guglielmo e Ferrando risanano rapidamente. Fiordiligi e Dorabella riprendono il loro contegno altero, ma ormai anche gli ufficiali sospettano una loro prossima capitolazione.

Atto II

Despina ammaestra le sue padroncine: in amore bisogna saper fingere, saper farsi obbedire, non perdere occasioni preziose. Le due sorelle si consultano: in fondo, si divertirebbero solo un po’. Dorabella sceglie dunque il brunetto Guglielmo, Fiordiligi è contenta di avere per sé Ferrando. Don Alfonso invita le ragazze in giardino, per assistere alla serenata che Guglielmo e Ferrando, sempre travestiti, cantano in loro onore. Guglielmo offre a Dorabella un piccolo cuore, ed è ricambiato col ritratto di Ferrando che la ragazza custodisce. Con minor fortuna Ferrando corteggia Fiordiligi, che resiste pur scoprendosi attratta dallo spasimante. Quando i due ufficiali si ritrovano, Ferrando può rassicurare Guglielmo sulla fedeltà dell’amata, non lo stesso può fare l’amico sul comportamento dell’altra sorella. Alla vista del ritratto regalato da Dorabella con tanta leggerezza, Ferrando si dispera. A Guglielmo scioccamente spavaldo per la fedeltà della sua dama, Don Alfonso ricorda che il tempo della scommessa non è ancora scaduto. Dorabella è pentita, ma, quando la sorella le confida di essersi invaghita di Ferrando, ritrova sicurezza e proclama che è vano contrastare la potenza dell’amore. Fiordiligi prende una risoluzione: vestirà i panni di Guglielmo e raggiungerà il fidanzato al campo militare, decisa a combattere al suo fianco fino alla morte. Ferrando però non rinuncia alla sua corte ostinata, e la fanciulla finalmente cede. Ai due ufficiali non resta ora che trovare il modo per punire le due perfide ragazze. Interviene allora Don Alfonso: inutile chiedere alla natura di fare eccezioni, le donne si sono comportate come tutte le altre, seguendo una “necessità del cuore”. Sopraggiunge trafelata Despina, e annuncia che le padroncine acconsentono a sposare i giovani albanesi. Si organizzano così le nozze, le coppie di sposi brindano, il notaio (Despina travestita) prepara il contratto. Un frastuono improvviso richiama l’attenzione di tutti: Guglielmo e Ferrando - spiega Don Alfonso - sono di ritorno. Le ragazze spingono in un’altra stanza gli albanesi, e loro ne approfittano per disfarsi del travestimento e fare l’entrata trionfale dinanzi alle sbigottite sorelle. Anche Despina è smascherata e le due fedifraghe sono duramente rimproverate. Ma è solo l’ultima beffa: Guglielmo e Ferrando, recuperando momentaneamente i panni esotici, svelano l’intrigo ordito. Alle ingannate e ingannatrici, ora piene di vergogna, Don Alfonso riassume la morale della vicenda: alla Scuola degli Amanti il disinganno può solo portare saggezza. Si celebrino dunque le nozze: Fiordiligi con Guglielmo, Ferrando con Dorabella.