domenica 22 settembre 2013

Addio a Roman Vlad

Figura di assoluto rilievo nel panorama musicale, si è spento ieri a Roma Roman Vlad. Nel luglio scorso aveva donato il suo archivio personale alle Fondazione Cini di Venezia


«La musica oltrepassa il fisico e sfocia nella metafisica».





«La musica può fare molte cose senza perdere nulla di sé. Di recente uno spot della carta igienica ha utilizzato la Settima Sinfonia di Beethoven senza che questa ne sia rimasta minimamente lesa: rimane sempre la Settima Sinfonia. Chi viene danneggiato è l'ascoltatore, perché gli si nega la possibilità di accedere al reale significato della musica. Quest'ultima, però, non viene compromessa. Se qualcuno disegnasse dei baffi sul volto della Gioconda, quella vera, allora le recherebbe un grave danno, ma non è possibile fare la stessa cosa con la musica: essa rimane intatta». Roman Vlad




Direttore artistico del Festival di Ravello, del Teatro Comunale di Firenze, dell’Orchestra Nazionale della Rai, del Teatro alla Scala, presidente dell’Associazione Filarmonica Romana, accademico di Santa Cecilia, sovrintendente dell’Opera di Roma, presidente della Siae: sono tantissime le cariche ricoperte da Roman Vlad (Cernăuţi, 29 dicembre 1919 – Roma, 21 settembre 2013), rumeno di nascita ma italiano di adozione.

Il prossimo 29 dicembre avrebbe compiuto 94 anni: eppure, era ancora estremamente attivo. Il prossimo novembre era atteso al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli dove avrebbe dovuto aprire un convegno su Gesualdo, parlando, tra l’altro, dell’influenza di quest’ultimo su Stravinskij, uno dei compositori da lui più amati. Da Napoli hanno già fatto sapere che il convegno sarà dedicato a lui.

Pianista, compositore, musicologo, critico ma anche grandissimo divulgatore musicale, Roman Vlad ha avvicinato un vastissimo pubblico alla conoscenza delle grandi opere e dei grandi musicisti. In tantissimi lo ricordano in trasmissioni radiofoniche e televisive: lui, con l’aiuto di un pianoforte, a parlare con profonda competenza e conoscenza ma allo stesso tempo con estrema semplicità e un impressionante garbo. Indimenticabili rimangono le introduzioni ai concerti che la Rai dedicò ad Arturo Benedetti Michelangeli: nessuno come Roman Vlad, forse, capì così profondamente Michelangeli e nessuno come lui riuscì a presentarlo così bene al pubblico e a farlo amare profondamente anche ai più giovani.

Nel 2011, coadiuvato da Vittorio Bonolis e Silvia Cappellini, musicisti ma anche amici, Roman Vlad aveva scritto Vivere la musica (per Einaudi). Una biografia, dedicata alla moglie Licia Borrelli (“che illumina la mia vita” amava ricordare Vlad), nella quale raccontava la sua vita, simile per certi versi a un romanzo, ma soprattutto la sua vera, sconfinata passione per la musica. Non voleva essere considerato un critico, Roman Vlad, e affermava di essere stato solo fortunato perché, per tutta la sua vita, aveva potuto dedicarsi alle cose che amava davvero.

Commovente il racconto della sua fuga dalla Romania, quando rivela come «riuscii a trovare un cavallo e una carrozza sulla quale caricai i miei genitori, mia sorella e la vecchia nonna materna e prima di abbandonare la grande casa avita vi entrai per l’ultima volta e suonai sul mio pianoforte un Preludio di Chopin». Era il 1938 e Roman Vlad, all’epoca 19enne, giunse in Italia per non abbandonarla più: nel 1951 prese anche la cittadinanza italiana.




Scelse l’Italia perché, come raccontò l’anno scorso a Sandro Cappelletto della Stampa, durante un’intervista: «È stato spontaneo, come fosse prestabilito. L’Italia era e resta per me il Paese della cultura. Ho viaggiato molto, nessun’altra nazione ha altrettanta sostanza artistica. Anche se spesso viene celata dalla volgarità, dal degrado. Il raggio del banale si sta allargando. Bisogna reagire».



Roman Vlad è stato anche un prolifico compositore: numerose le opere teatrali, le composizioni sinfoniche e da camera, ma anche le collaborazioni anche con registi come René Clair, Luciano Emmer e Franco Zeffirelli.




Nel luglio del 2012 ha donato il suo intero archivio personale alla Fondazione Cini di Venezia: un inesauribile tesoro. Sono più o meno 6.000, infatti, i documenti compresi: lettere, schizzi, manoscritti, articoli. Una testimonianza importantissima non solo di una figura fondamentale, essenziale, della cultura musicale, ma anche del suo rapporto con compositori del secolo scorso come Alfredo Casella o Igor Stravinskij.

Nel 1995 Roman Vlad ha ricevuto la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte e in Francia è stato nominato Commandeur des Art et des Lettre dell’Académie des Art et des Lettres.


Adriana Benignetti