domenica 29 luglio 2012

A colloquio con Alessandro Marangoni … Musica “forte”!

«Sento la musica come parte essenziale della mia vita, ma la vita è anche altro: andare al cinema, coltivare relazioni affettive e familiari. Tutto è necessario per crescere: altrimenti, si resta degli artisti a metà»


Foto di Sandro Cerino

In moltissimi lo conoscono come Benito Flores e, da qualsiasi parte del mondo, seduti comodamente a casa propria, assistono ai suoi concerti, partecipano ai suoi convegni e alle sue interviste, rilasciano commenti e pagano, anche, per dimostrare l’apprezzamento. 




Benito Flores alias Alessandro Marangoni: perché il primo altro non è che il corrispettivo virtuale del secondo. Una vita parallela, quella di Second Life, nella quale il giovane pianista pavese si esibisce e riscuote successi proprio come nella vita reale. Un modo innovativo di diffondere la musica che ha permesso a Marangoni [dopo Lang Lang, il primo pianista classico a effettuare l’esperimento, n.d.r.] di raggiungere un ampio pubblico, soprattutto di giovanissimi, e di toccare le corde della loro sensibilità con la musica “forte”, come Alessandro, prendendo in prestito una definizione data da Quirino Principe, ama chiamare la musica classica.

Foto di Vanessa Zan

«Mi sono avvicinato quasi per gioco a Second Life: un giorno mi sono detto “Perché non provare a divulgare la musica “forte” (come la chiama Quirino Principe perché forte dà il senso di una musica ricca di emozioni, di tradizioni, di cultura) a un pubblico nuovo?”. Pensavo soprattutto ai ragazzi, ai giovani e, in effetti, sono molto contento del risultato: ho riscontrato un grande interesse». Gli chiedo di spiegarci come funziona questa realtà virtuale: «Mi collego da casa o da uno studio di registrazione, attraverso un browser, e con dei microfoni attaccati al pianoforte: suono in diretta ma al mio posto appare un avatar. Ho fatto anche degli esperimenti: ad esempio, per un recital su Rossini, ho chiesto a dei designer di creare un avatar con le sue sembianze, con delle animazioni e un’ambientazione ricreate appositamente. La tecnologia può aiutare la diffusione della musica, rappresenta un mezzo molto utile per divulgarla. Perché non usufruirne?».

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Adriana Benignetti



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