venerdì 8 settembre 2017

“Il concetto di forma” di Arnold Schönberg


Arnold Schönberg
 (Vienna, 1874 – Los Angeles, 1951)
Il concetto di forma

Il termine forma è usato in vari sensi. Nelle espressioni «forma binaria», «forma ternaria» o «forma di rondò» esso si riferisce sostanzialmente al numero delle parti. L’espressione «forma di sonata» indica invece l’ampiezza delle singole parti e la complessità delle loro correlazioni. Quando si parla di «minuetto», «scherzo» e altre «forma di danza» si pensa alle caratteristiche metriche, di movimento e ritmiche che definiscono ogni danza.

(Foto: wien.gv.at)
In senso estetico, il termine «forma» significa che il pezzo è «organizzato», e cioè che è costituito da elementi che funzionano come quelli di un organismo vivente. Senza organizzazione la musica sarebbe una massa amorfa, inintelligibile al pari di uno scritto privo di punteggiatura, ovvero sconnessa come una conversazione che salti insensatamente da un argomento all’altro. 

I requisiti essenziali alla creazione di una forma comprensibile sono la logica e la coerenza: la presentazione, lo sviluppo e i collegamenti reciproci delle idee devono essere basati su relazioni interne, e le idee devono essere differenziate tra loro in base alla loro importanza e alla loro funzione. Inoltre, è possibile afferrare solo ciò che si può ritenere a mente, e le limitazioni della mente umana impediscono all’uomo di afferrare qualcosa che sia troppo esteso. Per questo una articolazione appropriata facilita la comprensione e determina la forma. L’ampiezza e il numero della parti non dipendono sempre dalle dimensioni del pezzo. 

In genere, più un pezzo è ampio e maggiore è il numero di parti di cui è formato: ma a volte un pezzo breve può avere lo stesso numero di parti di un pezzo lungo, allo stesso modo come un nano ha lo stesso numero di membra e la stessa forma di un gigante. Naturalmente un compositore nello scrivere un pezzo non aggiunge un pezzettino all’altro, come il bambino che fa una costruzione con dei pezzi di legno, ma concepisce l’intera composizione come una visione spontanea; quindi procede come Michelangelo che scolpì Mosè nel marmo senza fare schizzi, completo in ogni dettaglio, formando cioè direttamente il suo materiale. 

Nessun principiante è in grado di prospettare una composizione nella sua interezza, e deve pertanto procedere con gradualità, dal più semplice al più complesso. Le forme pratiche semplificate, che non sempre corrispondono alle forme d’arte, aiutano lo studente ad acquistare il senso della forma e la conoscenza dei fondamenti della costruzione. Sarà utile pertanto iniziare con la costruzione di blocchi musicali unendoli tra loro con perspicacia. Questi «blocchi» musicali (proposizioni, motivi ecc.) forniranno il materiale per costruire unità più ampie di vario tipo, in relazione alle esigenze della struttura compositiva. E così si potranno adempiere le esigenze di logica, coerenza e comprensibilità in rapporto con il bisogno di contrasto, varietà e scorrevolezza di discorso.



(Arnold Schönberg, Elementi di composizione musicale, revisione di Gerard Strang, con la collaborazione di Leonard Stein, traduzione italiana e prefazione di Giacomo Manzoni, Edizioni Suvini Zerboni, Milano 1969, pp. 1-2)

Adriana Benignetti