sabato 3 settembre 2011

Sergio Fiorentino

«È il solo altro pianista». Arturo Benedetti Michelangeli


(Foto: bach-cantatas.com)
«Ho ascoltato recentemente un pianista alla radio che mi ha impressionato molto: Sergio Fiorentino, lei lo conosce?». Vladimir Horowitz

«Aveva un suono irripetibile cui contribuivano le mani e il pedale, certo, ma soprattutto la sua testa. Per lui il pianoforte era come un’orchestra, e sapeva ricavare grandi volumi senza sacrificare nulla in espressività. Era originale, ma con un grande rispetto nei confronti della partitura: non a caso il suo direttore preferito, lo diceva spesso, era Furtwängler». Ernst Lumpe

«Il suo approccio alla carriera è sempre stato da signore d’altri tempi, improntato a un’etica irrinunciabile. Non voleva un agente, né credo abbia mai alzato il telefono per proporsi a un organizzatore. C’era, in lui, un ritegno persino orgoglioso: sapeva di meritare stima e attenzione per le proprie doti, e riteneva che questo bastasse. Aveva ragione, ma purtroppo in quell’Italia assetata di visibilità, non funzionava così». Niccolò Parente
  
Quando ero ancora una studentessa del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli passavo ore e ore, nascosta dietro la porta della sua aula, ad ascoltarlo: le sue non erano pure e semplici lezioni, ma vere e proprie parti di concerti, inframmezzate da esecuzioni di allievi. Insegnare e suonare sembravano un tutt’uno per Sergio Fiorentino e, uomo di poche ed essenziali parole, preferiva spiegare agli studenti nel modo più immediato e naturale per lui: suonando. Il problema è che sotto le sue mani qualsiasi passaggio appariva maledettamente semplice e qualsiasi pezzo così naturalmente musicale: Bach, Chopin, Rachmaninov, poco importava chi fosse il compositore e quale fosse il brano. Il risultato era lo stesso. A quel tempo, avevo legato molto con una sua allieva, Daria, e spesso le chiedevo come facesse a “comprendere” questo metodo d’insegnamento; lei, con occhi trasognanti e innamorati, mi diceva “Non potrei chiedere di meglio”.


 
F. Chopin, Ballata n. 1, Sergio Fiorentino in Germania, Haus Opherdicke, Unna - 11.03.1995. (Video caricato su YouTube da ChopinPlayer70 in data 25/06/2008)


J.S. Bach, Giga dalla Suite Francese n. 5, Sergio Fiorentino registrato dal vivo (video caricato da volodya2 in data 18/08/2009) 


S. Rachmaninov, Preludio Op. 23 n. 5, Sergio Fiorentino registrato dal vivo (video cariicato su YouTube da ChopinPlayer70 in data 24/11/2009)

Con mia grande, grandissima sorpresa, all’esame di 8°, che io e Daria sostenemmo nella stessa sessione, mi ritrovai lui come Presidente di commissione: passò tutto il tempo della mia esecuzione appoggiato sul coperchio del mezza coda Yamaha a scrutarmi con quegli occhi severi e buoni allo stesso tempo. E con mia grande sorpresa non mi lasciai intimorire: anzi, suonai molto meglio di come avrei immaginato e, mentre suonavo, mi sembrò di comprendere le parole di Daria. Quel suo sguardo fisso mi aveva stregato e, forse, aveva scosso qualcosa in me: non lo dimenticherò mai. Come non dimenticherò mai quando nell’agosto del 1998 mi arrivò una telefonata da un’amica del Conservatorio e seppi della sua scomparsa. A Napoli la notizia colpì profondamente tutti perché, a dispetto di qualche proverbio, nella sua città e nel suo Conservatorio era amatissimo: dire Sergio Fiorentino significava dire Musica. È sorprendente, invece, e per certi versi oserei dire vergognoso, che in Italia non avesse lo spazio che meritava e che, ancora oggi, tanti giovani pianisti non lo conoscano: “colpa”, forse, anche di quel suo carattere introverso e per certi versi orgoglioso, come ricorda Niccolò Parente. Di ammiratori, però, nella sua vita Fiorentino ne ebbe tanti: dai grandi, come Arturo Benedetti Michelangeli, Vladimir Horowitz, Aldo Ciccolini ai meno noti, come Ernst Lumpe, grande collezionista di dischi, suo grandissimo estimatore – al quale si deve lo straordinario merito di aver messo “ordine nella sua imponente discografia – e suo agente per passione negli ultimi anni. Anni fecondissimi, nei quali Fiorentino aveva ripreso una carriera fitta di impegni, soprattutto (nemmeno a dirlo!) all’estero: e che sarebbe continuata ancora a lungo se il 22 agosto del 1998 non fosse, improvvisamente, scomparso.

Questo è solo un piccolo omaggio a un grande, grandissimo, con la speranza che, anche se con enorme ritardo, l’Italia gli offra il tributo meritato.

Nato a Napoli il 22 dicembre del 1927, Sergio Fiorentino si forma al Conservatorio di Napoli sotto la guida di Luigi Finizio e Paolo Denza. Vincitore di numerosi concorsi – tra i  quali ricordiamo: 1947. 2° premio al Concorso pianistico di Monza (1° non assegnato), dove Presidente di giuria è Arturo Benedetti Michelangeli; 1947. 2° premio al Concorso Internazionale di Genova; 1948. 1° premio al Concorso Internazionale di Genova; 1950, 1951, 1952. 1° premio al Concorso Nazionale Accademia Musicale Napoletana – nel 1953 Sergio Fiorentino debutta alla Carnegie Hall di New York, riscuotendo un enorme successo di critica e di pubblico. L’anno successivo, un disastroso incidente aereo – che  lo vide, miracolosamente, tra i pochissimi sopravvissuti e gli costò uno schiacciamento vertebrale (causa di lancinanti dolori alla schiena per molto tempo) – frenò la sua folgorante carriera e Fiorentino si dedicò a lungo prevalentemente all’insegnamento presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Dal 1991, dopo un concerto all’Accademia di Santa Cecilia di Roma e una tournée in Germania, la sua carriera ricomincia a decollare e numerosissimi sono i concerti negli Stati uniti, Francia, Russia, Olanda.

Sergio Fiorentino si è spento a Napoli il 22 agosto del 1998.


N.B. Si consiglia la lettura anche del bellissimo articolo di Stefano Valanzuolo, Sergio Fiorentino. Un gigante nel microcosmo, in Amadeus, agosto 2008, pp. 65-67.

Adriana Benignetti