giovedì 1 settembre 2011

A colloquio con Irene Veneziano, tra musica e filastrocche per bambini

«Pensare alla possibilità di sbagliare, significa far vincere la paura: quando suono, cerco di concentrarmi soltanto sulla musica, sulle sensazioni che voglio esprimere e comunicare»

(Foto di Gaetano M Roberto)
Milano, Stazione Centrale, 19 agosto 2011: il treno proveniente da Ventimiglia è in arrivo sul binario 18, con soli 5 minuti di ritardo. Tra la folla la riconosco immediatamente; riconosco perché nonostante questo sia il primo incontro di persona è come se Irene la conoscessi già. Bella, di una bellezza acqua e sapone, incorniciata da un sorriso che le illumina il viso e con una vitalità e una voglia di comunicare travolgenti e coinvolgenti: Irene Veneziano è proprio come me l’ero immaginata. E, infatti, ho già con me il biglietto per Sesto Calende: potrei intervistarla qui, tra treni in arrivo e in partenza, ma ho deciso di seguirla nel ritorno a casa dopo un concerto fatto ieri a Moneglia, alla scoperta del paese in cui è cresciuta e vive, alla scoperta delle sue radici.


(Foto di Mario Bianchi)

Fin dai primi istanti, ho la sensazione forte e nitida che Irene abbia scelto il pianoforte, più in generale la musica, come mezzo privilegiato per esprimere la sua straripante voglia di comunicare, ma che, in fondo, avrebbe potuto scegliere anche altro. Il nostro colloquio in treno, infatti, parte da una serie di filastrocche che Irene ha scritto durante un corso di composizione per Didattica della musica (diploma che ha conseguito al Conservatorio Verdi di Milano, N.d.R.): filastrocche dedicate agli animali, in origine musicate, pensate per i bambini, e che le piacerebbe pubblicare. 

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Adriana Benignetti